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"Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi: un pozzo che fissa il cielo"

24 maggio 2009

Stimoliamo questi neuroni!

Siamo sempre stati abituati a pensare ai neuroni come a cellule statiche, incapaci di riprodursi, o almeno è quello che ci insegnano alle scuole medie e alle superiori...ci presentano sempre i neuroni come individui atipici, un po’ particolari, ce li propongono come esempi di cellule perenni, incapaci di proliferare. E quindi cresciamo con l’idea che il numero di neuroni che abbiamo è quello destinato a rimanere fino alla morte! Invece non è proprio così... Una scoperta, circa 10 anni fa, scosse il mondo scientifico: ogni giorno nel cervello nascono migliaia di cellule nervose. Invece prima si sosteneva che la neurogenesi fosse propria solo dell’individuo giovane in crescita e che essa si perdesse progressivamente invecchiando. La regione sede di queste nuove nascite è l’ippocampo, la scatola della memoria e dell’apprendimento. La produzione di tali neuroni non segue un andamento regolare, anzi è strettamente influenzata da fattori ambientali: ad esempio è ben noto che il consumo di alcolici e la nicotina ritardino la generazione di queste cellule neonate. Il problema principale è che tali neuroni sono destinati alla morte nell’arco di un paio di settimane se non sono sottoposti ad adeguati stimoli. E qui entra in gioco l’importanza di quegli esercizi per la mente, di quel fitness cerebrale che a volte sembra avere effetti così vicini a quello che serve per mantenere in forma il nostro corpo. E come poter conservare queste cellule così piene di potenziale, anticipando i tempi del normale corso naturale? Semplicemente ragionando, pensando, fantasticando, studiando, impegnandosi in quel processo di apprendimento che a volte ci risulta così faticoso. Dice la neurobiologa Tracey J. Shorts in un articolo pubblicato su “Le Scienze” di questo mese: “noi pensiamo che i compiti che salvano il maggior numero di neuroni siano quelli più complessi da imparare, la cui padronanza richiede il massimo sforzo mentale”. E c’è di più. Per mantenere in vita tali neuroni l’apprendimento deve verificarsi entro una ristretta finestra temporale: tra i 7 e i 14 giorni dopo la nascita delle cellule. Pensate che il tutto ha origine come al solito da una di quelle cellule divine, in grado di fare di tutto di più: una cellula staminale si differenzia in nuovo neurone immaturo sotto stimoli del microambiente in cui è ospitata. Quest’ultimo diventa attivo solo se inserito in una rete di apprendimento. E qui ritorna la magia della rete: Cos’è una cellula senza le altre cellule? Cos’è un neurone se non stabilisce sinapsi con altri neuroni? Dobbiamo quindi cercare di ingabbiarlo nella rete per poi servircene, per afferrare qualche elemento in più e così mantenere il nostro cervello intellettualmente flessibile. Questi dati per ora sono stati testati solo su roditori, ma si crede che con molta probabilità si verifichino gli stessi meccanismi anche nell’uomo. E queste scoperte porterebbero nuovi indizi, nuove tracce per procedere nell’indagine di malattie come L’Alzheimer. “Un detto inglese afferma “you can’t teach an old dog new tricks” e non c’è dubbio che molti di noi, divenuti adulti, fatichino a imparare qualcosa di nuovo. Tuttavia, se vogliamo mantenere in forma il nostro cervello, probabilmente non nuocerebbe studiare una nuova lingua, prendere lezioni di ballo o magari dedicarsi ad un videogioco di destrezza dopo aver fatto esercizi di ginnastica. E potrebbe persino essere di aiuto”.

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