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"Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi: un pozzo che fissa il cielo"

03 dicembre 2009

L'ultimo regalo di Baricco: Emmaus...

"...Io e lei abbiamo un gioco segreto - ci scriviamo di nascosto da noi stessi. Parallelamente a quello che diciamo o viviamo insieme, ci scriviamo come se fossimo noi due, ma una seconda volta. Di quel che scriviamo in quelle lettere - bigliettini - non parliamo mai. E' lì che ci diciamo, tuttavia, le cose vere. Tecnicamente usiamo un sistema di cui andiamo fieri - l'ho inventato io. Ci lasciamo bigliettini pizzicati in una finestra della scuola, una finestra dove nessuno va. Li pizzichiamo tra il vetro e l'alluminio. La probabilità che qualcun altro li legga è abbastanza bassa, quel tanto che serve a dare un tocco di tensione alla faccenda. Li scriviamo in stampatello, comunque, potrebbero essere di chiunque...
...Ma cosa dici? Non lo so. Scusa. Lo diceva ma non lo sapeva neanche lei, era poco più che un'intuizione, un bagliore. E' che procediamo per lampi, il resto è oscurità. Una tersa oscurità piena di luce, buia...
...Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla tavola di ogni cosa e persona incontrata sul cammino? Cuori piccoli - li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli ad Emmaus, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo - fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso. Per questo conosciamo l'avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore. Siamo aurora ma epilogo - perenne scoperta tardiva. Ci sarà forse un gesto che ci farà capire. Ma per adesso, noi viviamo, tutti. L'ho spiegato alla mia fidanzata. Voglio che tu sappia che Andre muore e noi viviamo, tutto qui, non c'è altro da capire, per adesso...
...Poi il Santo scoprì quella storia dell'ospedale dei poveri, e disse che era bella. In effetti ci piace poi uscire all'aria aperta, con ancora l'odore di piscio nelle narici, e camminare a fronte alta. Sotto le coperte, i vecchi ammalati hanno membri stanchi, e tutti i peli intorno bianchi, come i capelli, bianchi. Sono poverissimi, non hanno parenti che gli portano il giornale, aprono bocche marce, si lamentano in modo nauseabondo. C'è da vincere un bel po' di schifo , per la sporcizia, gli odori, i dettagli - tuttavia siamo capaci di farlo, e ne abbiamo in cambio qualcosa che non sapremmo dire - come una certezza, la consistenza pietrosa di una certezza. Così usciamo nel buio più fermi, e apparentemente più veri. E' lo stesso buio che ogni sera ingoia Andre e le sue perdute avventure, seppure ad altre latitudini del vivere, artiche, estreme. Per quanto assurdo sia, c'è un'unica tenebra, per tutti...
...Solo Dio ci basta, le cose mai. Ma non è sempre vero, non è vero per sempre. Basta alle volte l'eleganza di un gesto altrui, o la gratuita bellezza di una parola laica. Lo scintillio di vita, raccolto in destini sbagliati. La nobiltà del male a tratti. Filtra allora una luce che non avremmo sospettato. Si spezza la certezza di pietra e tutto crolla....Mi hanno detto - ci sono un sacco di cose vere, intorno, e noi non le vediamo, ma loro ci sono, e hanno un senso, senza nessun bisogno di Dio. Fammi un esempio. Tu, io, come siamo veramente, non come facciamo finta di essere. Voleva dire che nell'assenza di senso il mondo tuttavia accade, e in quell'acrobazia di esistere senza coordinate c'è una bellezza, perfino una nobiltà, talvolta, che noi non sappiamo - come la possibilità di un eroismo a cui non abbiamo mai pensato, l'eroismo di una qualche verità. Se riconosci questo, coi tuoi occhi, nel fissare il mondo, anche una sola volta, allora sei perduto - c'è ormai un'altra battaglia, per te. Cresciuti nella certezza di essere degli eroi, in altre leggende diventiamo memorabili. Sfuma Dio, come un epilogo infantile."
(da "Emmaus" di Alessandro Baricco)

25 maggio 2009

L’uomo che voleva essere felice – Laurent Gounelle

Tante perle di saggezza disseminate in un affascinante scenario perfuso dalla sensibilità orientale: le pagine di questo piccolo libretto dalla copertina di stoffa floreale mi hanno inebriato fino all’ultima parola. La comune vacanza di un professore nell’isola indonesiana di Bali si trasforma in un viaggio alla ricerca del tassello mancante per raggiungere la felicità interiore. Un uomo dedito al proprio lavoro di insegnante, ma nel contempo insicuro, incosciente di molte delle decisioni che ha preso nella propria vita, insomma un uomo semplice, come tanti di noi potrebbero essere. L’incontro con il vecchio saggio Samtyang, un po’ come Buddha con Siddartha, lo conduce verso la strada alla conoscenza di sé. “Il suo problema non è nel corpo ma nella testa”, “Se siamo convinti di una cosa, questa diventa realtà, la nostra realtà”: parole che il maestro continua a ripetere al suo allievo, corredando ogni singola frase di un valido esempio, finché egli non ne apprezzerà fino in fondo la vera essenza. “Gli esseri umani sono molto attaccati a tutto ciò in cui credono. Non cercano la verità, vogliono solo una certa forma di equilibrio, e riescono a costruirsi un mondo più o meno coerente sulla base delle loro convinzioni. Ciò li rassicura, e inconsciamente vi si aggrappano.”, “Ciò che lei crederà del mondo la condurrà a dare un senso specifico a tutto ciò che per sua natura è ambiguo e incerto...e questo rafforzerà le sue convinzioni. Ancora una volta.”: una sorta di cartesiano mondo come sogno, un’immagine della vita come proiezione delle nostre menti. E tutto ciò si risolve in breve in una sorta di ottimismo del volere è potere, della necessità di compiere qualsiasi scelta a cuore aperto, senza lasciarsi influenzare da fuorvianti fattori esterni. Noi, come artefici del nostro destino, costruiamo una vita a immagine e somiglianza dei nostri pensieri. In definitiva su qualunque cosa ci soffermiamo a pensare, anche inconsciamente, questa diventerà realtà, che siano debiti o vincite, delusioni o gioie. L’immagine di Samtyang è quella tipica del saggio orientale cosparso di quell’aura di serenità che ammalia: un viso imperturbabile di “qualcuno che si accontenta di essere” e che offre la via per raggiungere il suo stato a chiunque abbia la costanza di perseguirla. E come una favola, il professore si lascia trasportare dal mistero dell’isola e affronta varie prove, azioni che nascondono un significato sottile e recondito che pian piano riuscirà con pazienza sempre più ad afferare. Ma l’esito del cammino verso la felicità non è così scontato come sembra...come si può intuire tutto si risolve infine in noi e solo in noi. Un libro guida, da leggere e rileggere, uno spunto per mille riflessioni, un modo per capire che la felicità è per tutti a portata di mano, basta imboccare la propria strada per raggiungerla... “Noi siamo ciò che pensiamo. Costruiamo il nostro mondo, con i nostri pensieri.” BUDDHA

24 maggio 2009

Stimoliamo questi neuroni!

Siamo sempre stati abituati a pensare ai neuroni come a cellule statiche, incapaci di riprodursi, o almeno è quello che ci insegnano alle scuole medie e alle superiori...ci presentano sempre i neuroni come individui atipici, un po’ particolari, ce li propongono come esempi di cellule perenni, incapaci di proliferare. E quindi cresciamo con l’idea che il numero di neuroni che abbiamo è quello destinato a rimanere fino alla morte! Invece non è proprio così... Una scoperta, circa 10 anni fa, scosse il mondo scientifico: ogni giorno nel cervello nascono migliaia di cellule nervose. Invece prima si sosteneva che la neurogenesi fosse propria solo dell’individuo giovane in crescita e che essa si perdesse progressivamente invecchiando. La regione sede di queste nuove nascite è l’ippocampo, la scatola della memoria e dell’apprendimento. La produzione di tali neuroni non segue un andamento regolare, anzi è strettamente influenzata da fattori ambientali: ad esempio è ben noto che il consumo di alcolici e la nicotina ritardino la generazione di queste cellule neonate. Il problema principale è che tali neuroni sono destinati alla morte nell’arco di un paio di settimane se non sono sottoposti ad adeguati stimoli. E qui entra in gioco l’importanza di quegli esercizi per la mente, di quel fitness cerebrale che a volte sembra avere effetti così vicini a quello che serve per mantenere in forma il nostro corpo. E come poter conservare queste cellule così piene di potenziale, anticipando i tempi del normale corso naturale? Semplicemente ragionando, pensando, fantasticando, studiando, impegnandosi in quel processo di apprendimento che a volte ci risulta così faticoso. Dice la neurobiologa Tracey J. Shorts in un articolo pubblicato su “Le Scienze” di questo mese: “noi pensiamo che i compiti che salvano il maggior numero di neuroni siano quelli più complessi da imparare, la cui padronanza richiede il massimo sforzo mentale”. E c’è di più. Per mantenere in vita tali neuroni l’apprendimento deve verificarsi entro una ristretta finestra temporale: tra i 7 e i 14 giorni dopo la nascita delle cellule. Pensate che il tutto ha origine come al solito da una di quelle cellule divine, in grado di fare di tutto di più: una cellula staminale si differenzia in nuovo neurone immaturo sotto stimoli del microambiente in cui è ospitata. Quest’ultimo diventa attivo solo se inserito in una rete di apprendimento. E qui ritorna la magia della rete: Cos’è una cellula senza le altre cellule? Cos’è un neurone se non stabilisce sinapsi con altri neuroni? Dobbiamo quindi cercare di ingabbiarlo nella rete per poi servircene, per afferrare qualche elemento in più e così mantenere il nostro cervello intellettualmente flessibile. Questi dati per ora sono stati testati solo su roditori, ma si crede che con molta probabilità si verifichino gli stessi meccanismi anche nell’uomo. E queste scoperte porterebbero nuovi indizi, nuove tracce per procedere nell’indagine di malattie come L’Alzheimer. “Un detto inglese afferma “you can’t teach an old dog new tricks” e non c’è dubbio che molti di noi, divenuti adulti, fatichino a imparare qualcosa di nuovo. Tuttavia, se vogliamo mantenere in forma il nostro cervello, probabilmente non nuocerebbe studiare una nuova lingua, prendere lezioni di ballo o magari dedicarsi ad un videogioco di destrezza dopo aver fatto esercizi di ginnastica. E potrebbe persino essere di aiuto”.

16 maggio 2009

Giverny....il gioiello di Claude Monet

Ero molto piccola quando lo visitai....ma ogni volta che vedo dei fiori, un po’ come l’effetto delle Madeleine in Proust, riappare alla mia mente l’immagine di quel tripudio della natura amata dall’uomo che rappresenta il giardino della villa di Giverny. Claude Monet vi passò quasi metà della sua vita, fu la sua specie di giardino segreto, un tempio della natura che riuscì a costruire in un angolo ai confini di quella terra da sogno che è la Normandia. Una casa dagli intonaci rosa e dalle persiane verdi immersa in un rigoglioso giardino alla francese dove i colori, che si mescolano senza definizione, sono stati fatalmente catturati da quei magici pennelli. Niente di propriamente intellettuale aveva in mente il pittore, solo intrappolare impressioni. Mi ha sempre molto affascianato questo aspetto della pittura impressionista en-plain-air: niente elaborazione intellettiva, solo l’occhio che vede, il cuore che ascolta. Accanto al giardino francese Monet ne costruì un altro acquatico, stile giapponese, con uno stagno, circondato da felci, salici che piangono sull’acqua (che da piccola mi piacevano un sacco perchè pensavo potessero parlare come quello di Pocahontas:-) ), rododendri, azalee, bamboo, e punteggiato da diverse specie di ninfee. E quel ponte verde di legno coperto di glicini, in realtà copiato da una stampa giapponese...il baluginare dell’acqua riflessa da nuvole vaganti nel cielo. Un occhio che si perde nell’infinità di un’immagine. Monet sembra proprio voler mettere a confronto la perfezione della natura con la mera imitazione dell’arte. In queste settimane è stata dedicata una mostra proprio a quel ”tempo delle ninfee”, in cui Monet si dedicò a ritrarre l’affascinante bellezza di questi schivi fiori acquatici. Una mostra allestita nelle sale nobili di Palazzo Reale a Milano, grazie ai quadri concessi dal Museo Marmottan di Parigi. Questo, come l’Orangerie, sono quei musei che solitamente si trascurano nei “viaggi alla mordi e fuggi”....invece, se si ha l’occasione di recarsi a Parigi, sono entrambi, a mio avviso, dei piccoli imperdibili gioielli dell’arte: i quadri esposti ti catturano per ore, ti immergono nella vera atmosfera parigina di fine ‘800. Tele grandi quanto le pareti di una stanza...sembra di sentire il suono dell’acqua dove galleggiano le ninfee, si è pervasi da quella sensazione di pace che dà il contatto con la natura. Il tempo si ferma per un attimo, come racchiuso nell’infinitesima durata di un’impressione istantanea, che toglie il senso di qualsiasi contatto con la realtà. Esiste poi in fondo questo profondo abisso tra l’occhio e la tela?

15 maggio 2009

Riflessioni (random) sulle sproporzioni dell’uomo...

Rileggevo una di queste sere un pensiero di Pascal su cui un tempo, quando ancora non ero sommersa dalle infinite pagine di istologia, mi ero a fermata a riflettere. Una di quelle strabilianti intuizioni di un uomo del seicento molto attento a tutte quelle “ragioni del cuore che la ragione non conosce”. Il pensiero si intitola “Sproporzioni dell’uomo”. L’uomo di fronte alla natura è come una nullità catapultata tra due estremi, l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, una duplicità da cui è difficile sfuggire. “Tutto questo mondo visibile non è che un segmento impercettibile nell’ampio seno della natura. Nessuna idea vi s’avvicina. Possiamo sforzarci di dilatare le nostre concezioni al di là degli spazi immaginabili, ma non partoriremo che atomi, a prezzo della realtà delle cose. È una sfera infinita il cui centro è ovunque, la circonferenza in nessun luogo. Infine, il più grande segno sensibile della onnipotenza divina è il fatto che la nostra immaginazione si perda in questo pensiero”. Da quando ho iniziato a maneggiare seriamente quasi solo libri che descrivono la vita nell’infinitamente piccolo, dapprima ho provato un vero senso di straniamento e mi sono realmente resa conto degli immensi limiti del nostro corpo. L’ostacolo è la costante della nostra esistenza. Scoprire che tutto quello spazio che durante la nostra vita quotidiana trascuriamo è incommensurabile, immenso mi sconvolge costantemente...a volte mi fa quasi paura, mi sconcerta sapere che esiste qualcosa di impercepibile che funziona alla perfezione. Basta pensare alla complessità del mondo cellulare, o nel grande all’infinito numero di stelle nelle galassie. “Che cos’è l’uomo nella natura? Un nulla in confronto con l’infinito, un tutto in confronto al nulla, qualcosa di mezzo fra il nulla e il tutto. Infinitamente lontano dal comprendere questi estremi, la fine delle cose e il loro principio sono per lui invincibilmente celati in un segreto impenetrabile; egualmente incapace di vedere il nulla da cui è tratto, e l’infinito da cui viene inghiottito.” Pur essendo ormai cosciente dell’impossibilità di trovare una posizione tra questi due infiniti, spesso di fronte a una volta celeste punteggiata di stelle mi sembra di riuscire ad abbracciarla, a comprenderla, a percepirla. E ci sono momenti in cui azzardo lo stupido tentativo di intrappolare una luna piena in qualche verso di una poesia. Forse è solo un’illusione, la forza di quell’immaginazione su cui tanto hanno fantasticato i romantici, la quale ha un grande bisogno di essere stimolata dall’ostacolo per diffondersi senza confini. Per Pascal l’immaginazione si smarrisce davanti al fatto che nulla nell’Universo è proporzionato all’uomo. E questa sua sensazione sfocia quasi nell’angoscia, come per molti altri filosofi (basta semplicemente pensare a Kirkegaard e alla sequela degli esistenzialisti!). Direi che lo smarrimento è necessario per riportarci con i piedi per terra, per frenare il nostro costante desiderio di ormeggiare nel mare dell’incertezza. Ma purtroppo non credo che l’uomo possa mai sperare in una sosta. E’ nell’incostante fluttuare delle onde il mistero del mare.

12 maggio 2009

Come sarebbe bello.....avere il tasto del Rewind!

Se la vita è così povera di certezze, se non non esistono dogmi a cui possiamo far riferimento, allora perchè non potrebbe essere possibile un mondo in cui la vita scorre all’indietro? Molti scrittori lo hanno ipotizzato, quasi ognuno di noi almeno una volta nella vita avrà sognato di premere quel fatidico tasto per cancellare ogni cosa e rifare tutto da capo. E sembrerà impossibile ma la scienza ha più di una prova riguardo alla possibile esistenza di questo mondo alla “Benjamin Button”. Se si invertisse il senso di marcia del tempo probabilmente non ce ne accorgeremmo, dal momento che esso non influenza le leggi della fisica. Tuttavia la simmetria tra passato e futuro nelle leggi della fisica non è perfetta, cioè tornando indietro nel tempo non rivivremmo ciò che avremmo già vissuto nello stesso identico modo. Tutto ciò è stato sperimentato solo su mesoni (il mesone è una particella non-elementare composta da un quark e da un antiquark avente carica opposta) in laboratorio (con l’esperimento BaBar che ha permesso di invertire il flusso del tempo per queste particelle). Queste prove di fatto non risultano essere molto attendibili: cosa sono infatti degli effimeri mesoni in confronto alla complessità della nostra esistenza? Una prova più convincente riguarda l’orgine dell’Universo. Chi non conosce la storiella della nascita dell’Universo dal mitico Big Bang? Ecco ora sembra caduta anche questa favola! Il Big Bang non è affatto l’inzio degli inizi, esso è stato solo il nostro primo vero orologio! Perché prima del nostro Universo ne esisteva un altro, il quale invece che espandersi, come fa il nostro, si contraeva. Quindi l’Entropia non è sempre aumentata, c’è stato un tempo in cui è diminuita progressivamente. Il fatto sconvolgente è che anche in natura esiste una specie che tanto si avvicina alla mitica Araba Fenice, l’uccello che rinasce dalle ceneri. E’ il polipo Turritopsis dohrnii che nella fase adulta si trasforma per gemmazione in medusa, la quale si riproduce sessualmente generando a sua volta tanti polipini. Sembrerà strano ma questa medusa è una specie di X-Man che non muore mai! Quando si trova in pericolo, si raggrinzisce, si deposita sul fondale marino e le sue cellule si riorganizzano per dare di nuovo origine a un polipo. Avreste mai pensato di invidiare quelle masse di gel che a volte sono anche così noiose? Ebbene sì, loro sono in grado di ritornare a uno stadio precedente della loro esistenza e noi ancora no! Ma chissà i regali della Scienza sono così spettacolari e imprevedibili che non si può mai sapere!

(M.C.Escher)

LA VITA AL CONTRARIO La vita dovrebbe essere vissuta al contrario. Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così tricchete tracchete il trauma è già bello che superato. Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai migliorando giorno dopo giorno. Poi ti dimettono perchè stai bene, e la prima cosa che fai è andare in posta a ritirare la tua pensione, e te la godi al meglio. Col passare del tempo, le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe scompaiono. Poi inizi a lavorare, e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro. Lavori quarant’anni finchè non sei così giovane da sfruttare adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa. Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi coi gli amici, senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finchè non sei bebè. Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi 9 mesi te li passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i coglioni. …E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo! …WOODY ALLEN

10 maggio 2009

La festa della mamma...

Un libro accompagnato da un biglietto con su scritto queste parole tratte da Il Profeta di Kahlil Gibran....questo è stato il regalo che oggi ho fatto a mia madre. Le sue parole di solito riescono a toccare in maniera del tutto speciale le corde della mia anima e spero che così sia anche per la mia mamma. Tutti i suoi scritti sono profusi di questa religiosa atmosfera di amore, antica saggezza e nudi sentimenti, riescono a catapultarti in un mondo irreale che attinge comunque dalle piccole e semplice azioni della vita quotidiana. Ci sono sempre poche occasioni per far valere le nostre più segrete emozioni nella realtà quotidiana...un giorno come questo può sicuramente aiutare ad esprimere quella purezza di un sentimento solo apparentemente intorpidito dalla vita di tutti i giorni. Tante volte vorrei dire ai miei genitori grazie per tutto quello che fanno per me e per mio fratello...tante volte vorrei ancora stare abbracciata a loro per ore come quando ero piccola. Ma spesso il tempo manca, o forse siamo noi che non riusciamo a dare un giusto valore al tempo che abbiamo. A volte sottovalutiamo l’importanza dei minuti passati con coloro che ci hanno cresciuto e che in fondo ci conoscono meglio di chiunque altro....ci dimentichiamo quanto valore abbiano le loro parole, che sono le uniche a non contenere impurità di sentimenti...e poi il tempo fugge ed è solo troppo tardi....

05 maggio 2009

Memorie nel presente

04 maggio 2009

INVICTUS...

Oggi, durante le nostre mille faticose peregrinazioni per Careggi, abbiamo parlato di ciò che nei momenti di sconforto riesce a darci la giusta carica per affrontare quelle interminabili giornate di “studio matto e disperatissimo” che ci fanno andare fuori di cervello. A me capita veramente spesso, in queste giornate primaverili, di trovarmi nella disperazione più totale...vedo un bel sole fuori e mi verrebbe voglia di uscire, di stare all’aria aperta senza pensare a niente (cosa che mi farebbe molto bene ogni tanto!), di abbandonare questa città caotica e andare a fare una bella passeggiata al mare....e poi guardo il libro di istologia e mi vengono un sacco di sensi di colpa. Probabilmente non è tanto per una qualche responsabilità ideale...forse è perché tengo al futuro che ho deciso di costruirmi più che a qualsiasi altra cosa. Ecco, quando mi trovo di fronte a tutte quelle sfide a cui mi mette di fronte la vita giorno dopo giorno penso a una poesia che, sembrerà impossibile, ma riesce a darmi un’enorme carica, mi fa sentire invincibile, qualcosa tipo supereroe...il trionfo contro le avversità.... quella quotidiana lotta che ci fa sentire vivi....scorgere l’ostacolo, correrci incontro e valicarlo...che ci possa far più o meno piacere: è proprio questa la vera essenza della nostra natura...

30 aprile 2009

Copyright: tra pubblico e autore.

Oggi le tecnologie digitali ci pongono di nuovo di fronte a un problema che affonda le sue radici in tempi lontani. All’epoca dell’avvento della stampa a caratteri mobili era impossibile per un comune lettore fare una copia di un libro, la quale richiedeva un torchio topografico non alla portata di tutti. Il pubblico quindi fu in qualche modo costretto a stipulare un compromesso vantaggioso con gli editori, cedendo loro la libertà di produrre libri. Il diritto di autore non era quindi un problema allora, in quanto la gente non era in grado di usufruire del libro senza appoggiarsi all’editore. L’epoca della stampa però sta volgendo al tramonto. La maggior parte della gente oggi è in grado di fotocopiare, registrare film su dvd o cassette, registrare canzoni e le tecnologie digitali permettono lo “share” con una semplicità che ha raggiunto l’inimmaginabile. E come si può ora rinunciare a una possibilità così grande come quella di copiare intelligentemente? Da semplice attività ripetitiva e passiva il copiare si è trasformato in qualcosa di più: tutti possono accedere con facilità al contenuto di ciò che più interessa senza passare tramite intermediari e cosa ci può essere di tanto sbagliato in questo? Il copyright non è più un buon affare nell’era di Internet e credo che ciò sia evidente agli occhi di tutti. Sarebbe necessario trovare un’idea diversa dal copyright, un’idea che faccia partecipe il pubblico e lo renda il primo protagonista dei suoi desideri. Perchè di fatto una ristretta visione di monopolio intellettuale potrebbe limitare il sorgere di nuovi talenti. Come è vero che si impara a scrivere leggendo, così un mondo dove circolano liberamente le idee ad una velocità alquanto impressionante sarebbe in grado di farne proliferare altrettante e anche di migliori. E allora perché privarci di questa grande possibilità solo per rimanere attaccati alla vecchia convinzione che il valore di un’idea originale stia nella sua elitaria diffusione? Meglio staccarci da queste convinzioni perchè oggi ormai tutto è condiviso, la creatività di ognuno non dà frutti se rimane chiusa nella sua propria nicchia. Questo brano che fa parte di un articolo del 1996 di Richard Stallman spiega perfettamente come quello del diritto di autore sia un problema che si contorce su sé stesso, come sia il pubblico il protagonista delle opere e assolutamente non il contrario. “In un sistema di libero mercato nessuna azienda ha il diritto di gridare "al ladro!" solo perché un potenziale cliente sceglie di non trattare con lei. L'affermazione è una petizione di principio perché l'idea di "perdita" si basa sull'assunzione che l'editore "avrebbe dovuto" essere pagato. Il che si basa sull'assunzione che il diritto d'autore esista e proibisca copie individuali. Ma questa è proprio la questione in discussione: che cosa includere nel diritto d'autore? Se il pubblico decide di poter condividere copie, allora l'editore non ha il diritto di aspettarsi di essere pagato per ogni copia, e così non può affermare che ci sia una "perdita", quando non ce n'è alcuna. In altre parole, la "perdita" è una conseguenza del sistema del diritto d'autore (copyright), non è parte costitutiva del copiare. Il copiare in sé non danneggia nessuno.”

26 aprile 2009

Una nanoparticella contro il cancro...

Un’articolo di “Le Scienze” di questo mese mette in luce le nuove strabilianti scoperte nel campo delle nanotecnologie in medicina. Nuove terapie racchiuse in una piccolissima particella di un miliardesimo di metro, fatta in modo da non risultare estranea alla complessa rete di interazioni molecolari, vanno a colpire selettivamente il tumore riducendo al minimo le interazioni con i tessuti sani. L’indiscutibile regina di queste nuove nanoparticelle (che sono ancora in via di sperimentazione) è la CALAA-01. Questa struttura di 70 nm di diametro è stata costruita con materiali biocompatibili: un polimero a struttura globulare cava di ciclodestrine (CDP) con tante “specie di spine” di polietilenglicole (PEG) unito a transferrine. All’interno del cuore cavo sono posti gli agenti terapeutici anticancro (fino a 2000 molecole di siRNA). Le normali paricelle che entrano nel sangue non fuoriescono facilmente dalle pareti dei vasi sanguigni. Tuttavia quei vasi che irrorano i tessuti tumorali sono caratterizzati da un’anomala permeabilità che permette alle particelle di CALAA-01 di infiltrarsi nel tessuto maligno, tramite endocitosi mediata dai recettori della transferrina. La CALAA-01 possiede anche un sensore chimico, che riconoscendo il basso valore di pH presente all’interno della vescicola di endocitosi, ne dirige lo smontaggio e il rilascio del si-RNA. A questo punto si esplica il vero valore di questo agente terapeutico a RNA: esso legandosi al gene gli impedisce di essere tradotto in una proteina necessaria al tessuto canceroso per la sopravvivenza. Ecco un articolo di Davis M.E. del California Institute of Technology (da Pubmed) che riguarda tale scoperta:
The First Targeted Delivery of siRNA in Humans via a Self-Assembling, Cyclodextrin Polymer-Based Nanoparticle: From Concept to Clinic. Experimental therapeutics developed to exploit RNA interference (RNAi) are now in clinical studies. Here, the translation from concept to clinic for the first experimental therapeutic to provide targeted delivery of synthetic, small interfering RNA (siRNA) in humans is described. This targeted, nanoparticle formulation of siRNA, denoted as CALAA-01, consists of a cyclodextrin-containing polymer (CDP), a polythethylene glycol (PEG) steric stabilization agent, and human transferrin (Tf) as a targeting ligand for binding to transferrin receptors (TfR) that are typically upregulated on cancer cells. The four component formulation is self-assembled into nanoparticles in the pharmacy and administered intravenously (iv) to patients. The designed features of this experimental therapeutic are described, and their functions illustrated.

21 aprile 2009

Quanto pesa il tuo cervello???

Vagando un po’ su Medal.org ho trovato un’equazione interessante, scoperta da Dekaban (del National Institutes of Neurological and Communicative Disorders and Stroke) la quale riesce a fornirci una stima del peso del nostro cervello in base a età e sesso... Ogni fascia di età corrisponde ad un gruppo: (Notare che tra il gruppo 1 e 2 c’è un intervallo di età) Per esempio se voglio calcolare il peso del mio cervello devo: trovare il mio “age group” = 12 gender: female quindi, osservando l’ultima tabella: “6 to 12, female”  (0.03 * 12) + 0.999 = 1.35 Kg = peso del mio cervello = non male direi!!!!!

16 aprile 2009

PAZZESCO! UN ABETE NEI POLMONI!

Eh...quante strane sorprese ci riserverà la professione di medico??? Proprio stamani ho letto una notizia sconcertante....Alcuni medici hanno operato un uomo russo, Sidorkin, di 28 anni, convinti che il giovane avesse un tumore maligno e poi durante l’intervento... una scoperta veramente inaspettata: al posto della neoplasia hanno trovato un abete rosso alto 5 cm!!! Un grande sollievo per il giovane....e tanto stupore in coloro che lo hanno operato. Come sarà stata possibile la crescita del piccolo albero in assenza di luce all’interno dei polmoni? Un vero mistero...sono proprio curiosa di leggere altre news su questo caso da “telefilm”....e non nego che mi sarebbe piaciuto molto essere al posto del chirurgo che ha salvato la vita a quest’uomo....che stava per morire per colpa di un abete! Leggete la notizia su questo sito! Giuly

Esplorando Pubmed...

In questi giorni “post-esame di anatomia” mi sono un po’ dedicata a capire come funziona Pubmed, un sito tanto nominato dagli studenti di medicina, che a prima vista può sembrare veramente incomprensibile e destinato solo ai professionisti. Ecco ho scoperto che finalmente posso riuscire ad ottenere qualche seria e attuale informazione su tutte quelle strane malattie a cui si trova davanti il mitico Doctor House! Stamani alla lezione di genetica il prof ha accennato al morbo di Huntington...e mi sembrava di aver sentito nominare questa malattia...e cercando nella memoria mi è subito venuta in mente Remy Hadley (Tredici), la dottoressa dello staff di House che è affetta da questa malattia, ereditata dalla madre. Non avevo capito perfettamente dal telefilm di cosa si trattasse e per pura curiosità sono andata a ricercare qualche notizia su Pubmed. Ho scoperto che il morbo di Huntington è una malattia autosomica dominante neurodegenerativa, che si manifesta solitamente in età adulta. Essa si presenta con disturbi nel movimento (e per questo viene chiamata anche “Huntingtong’s chorea” che significa “danza di Hungtington"), disturbi cognitivi e del comportamento. Ecco cosa ho trovato su Pubmed a proposito di tale malattia: “Individuals at risk can have a gene test before the onset of symptoms, and prenatal diagnosis is available. Preimplantation genetic diagnosis (PGD) for Huntington's disease is now available for couples in whom one partner has the gene for Huntington's disease.” “Huntington's disease (HD) is caused by an expanded CAG repeat on the gene encoding for the protein huntingtin” Il gene responsabile si trova sul cromosoma 4. Esso contiene le informazioni per la produzione di una proteina chiamata huntingtina (htt) la cui funzione è ancora ignota, anche se è dimostrato che si tratta di una proteina indispensabile per la vita ed espressa in tutte le cellule. Le persone affette dal morbo possiedono delle alterazioni nel gene dell’htt, e per questo le loro cellule producono una forma anomala di questa proteina, che attraverso un meccanismo di guadagno di funzioni tossiche (gain-of-function) induce la morte dei neuroni in molte aree cerebrali. Per la cura di tale malattia esistono solo farmaci sintomatici che non possono modificare l'evoluzione della malattia, come la tetrabenazina: “Drugs used to treat Huntington's disease act on the symptoms but do not slow the disease process itself...Recent experimental works have identified potential new therapeutic targets. In particular, they emphasize the role of altered histone modifications in transcriptional dysregulation, the synergistic action of glutamatergic and dopaminergic pathways in inducing excitotoxicity, the neuroprotective effect of brain-derived neurotrophic factor expression and transport restoration, and the possibility of reducing the expression of the mutant protein huntingtin and its deleterious effects by using short interfering mRNAs. Successful neuroprotective therapy for Huntington's disease patients is likely to involve a combined approach targeting both cellular and molecular mediators that account for the toxicity of mutated huntingtin.”(da“Pathophysiology of Huntington's disease: from huntingtin functions to potential treatments” by Roze E, Saudou F, Caboche J).

15 aprile 2009

Un pensiero sulla scuola...

Qualche giorno fa mi è capitato di visitare una mostra fotografica itinerante in una scuola di Prato, dedicata a ripercorrere alcune tappe significative dell’operato di Don Lorenzo Milani, priore di Barbiana. Una mostra un po’ particolare...tante vecchie foto in bianco e nero appese alle pareti, bambini immersi nello scenario di una rustica chiesa campagnola: alcuni leggono concentrati, altri scrivono e disegnano, altri ancora sono raccolti intorno al maestro e lo guardano curiosi, con occhi pieni di perché. Sotto le foto, alcune frasi scritte a caratteri diversi poste in ordine sparso, come cumuli di pensieri. Sinceramente sapevo pochissimo riguardo a Don Milani prima d’ora, ma devo dire che queste poche frasi e foto sono bastate a rendermi una chiara immagine del calibro di quest’uomo che dedicò tutta quanta la sua vita all’”essere maestro”. Sono rimasta profondamente colpita da una frase in particolare: “La scuola deve tendere tutto nell’attesa di quel giorno glorioso in cui lo scolaro migliore le dice: "Povera vecchia, non ti intendi più di nulla"; e la scuola risponde con la rinuncia a conoscere i segreti del suo figliolo, felice solo che il suo figliolo sia vivo e ribelle.” (Da “Lettere di Don Milani priore di Barbiana”) Don Milani ci propone l’immagine di una scuola che invece di riempire passivamente le menti degli studenti, cerca di fornire loro gli strumenti adatti per affrontare il futuro. La scuola non è una banca impegnata a gestire i propri “numeri”! La scuola deve occuparsi di fornire agli studenti tutto ciò di cui hanno bisogno per riuscire ad agire e a porsi di fronte ai problemi in maniera autonoma. L’insegnante dovrebbe sentirsi realizzato quando uno studente alza la mano e con rispetto, ma anche con carica, ha il coraggio di criticare il pensiero del suo maestro, perché è proprio allora che è avvenuto il confronto e quindi la crescita. Lo studente che supera il maestro non è solo retorica...è la voce del progresso. E allora riflettiamo...la nostra è una scuola che educa veramente? O è piuttosto una macchina che emette false carte? Una scuola coltiva i suoi studenti, li riconosce per la loro motivazione e per la loro passione e non per i loro voti. Forse è proprio perché ci sentiamo solo dei numeri che non riusciamo ad amare fino in fondo la scuola fin da piccoli...forse perché non riusciamo a trovare in essa tutti gli strumenti che ci servirebbero per affrontare la vita vera.

06 aprile 2009

"In questo oscuro Granel di sabbia" ...

Di fronte alla tragedia accaduta stanotte nei pressi dell’Aquila ho percepito tutta quanta la mia piccolezza. Stamattina ascoltavo la radio in macchina e questa notizia mi ha decisamente destabilizzato. La violenza del terremoto ha colpito inesorabile case, monumenti, ospedali, indiscriminatamente e quasi senza criterio. Ma cosa ha fatto tutta quella gente per meritarsi tutto questo? Questa è una domanda che mi sorge sempre e a cui da tempo non riesco a trovare una risposta... In un momento vedi scomparire tutta la tua vita, la tua casa e magari i membri della tua famiglia, puff...come in un brutto incubo perdi tutto ciò per cui hai faticato una vita intera. Ecco questi sono i momenti in cui mi sento completamente vuota e sola, e per questo cerco di non fermarmi a riflettere e di andare avanti. Vedere comunque tutto l’amore e tutto il supporto che alcune persone riescono a dare agli altri in questi momenti difficili mi fa sentire sollevata. Allora esiste veramente quella "social catena" che Leopardi citava ne "La Ginestra". Secondo me la Fede, la Religione, l’Amore stanno proprio in quelle mani che nude scavano la terra sotto le macerie per non perdere la speranza. Tali catastrofi naturali mettono sì in risalto il nostro lato più fragile ma ci permettono anche di sentire viva la forza del sentimento, dell’unione, del fatto che ci deve essere qualcosa di altro oltre a ciò che riusciamo a percipire con i sensi. Perché queste cose accadono senza di fatto un perché? C’è qualcosa di più grande che ci gravita intorno, ma cosa? Vi è mai capitato di trovarvi nel deserto o in un posto sperduto distesi a guardare il cielo stellato? Ecco non ho mai provato una senzazione di maggiore potenza...perdersi nel nulla e capire che siamo noi stessi un nulla di fronte all’Universo, più piccoli delle gocce del mare, più piccoli dei granelli di sabbia. Quello che abbiamo dentro deve per forza appartenere a qualcosa di più grande...lo deve per forza...e probabilmente un giorno troveremo le risposte a tutte queste domande, forse quando ci ricongiungeremo con quel tutto, e percepiremo così la nostra vera missione. Per ora non posso fare altro che stare vicino col cuore a tutti coloro che questa notte hanno visto le loro vite precipitare nel nulla...

"In purissimo azzurro

Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,

Cui di lontan fa specchio

Il mare, e tutto di scintille in giro

Per lo vòto seren brillare il mondo.

E poi che gli occhi a quelle luci appunto,

Ch'a lor sembrano un punto,

E sono immense, in guisa

Che un punto a petto a lor son terra e mare

Veracemente; a cui

L'uomo non pur, ma questo

Globo ove l'uomo è nulla,

Sconosciuto è del tutto; e quando miro

Quegli ancor più senz'alcun fin remoti

Nodi quasi di stelle,

Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo

E non la terra sol, ma tutte in uno,

Del numero infinite e della mole,

Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle

O sono ignote, o così paion come

Essi alla terra, un punto

Di luce nebulosa; "

Da Giacomo Leopardi "La Ginestra"

29 marzo 2009

Un mondo di connessioni...

In questi giorni ho riflettuto molto su ciò che ho letto nel pamphlet "Coltivare le connessioni"...ho trovato, tanto per parlare in termini di reti, infiniti nodi, ovvero spunti che mi hanno condotto a numerose rilessioni. Non avevo mai pensato prima di ora a quanto le connessioni entrassero a far parte delle nostre vite, di come noi stessi siamo riusciti ad arrivatre ad essere quello che siamo grazie ad esse, inconsciamente. E se all’inzio la cosa può sembrare un tantino campata in aria, basta pensare che proprio da un punto di vista scientifico l'evoluzione del cervello verso strutture sempre più complesse, in grado di gestire comportamenti via via più flessibili e articolati, deriva da un progressivo aumento del numero di neuroni e delle connessioni sinaptiche fra di essi, non dalla massa in espansione di una singola cellula. Credo che la convinzione di essere un nodo della rete possa spingere ognuno di noi a contribuire nel modo più proficuo ad essa. In fondo siamo persone umane, no? E il disinteresse per fatti che non ci riguardano da vicino è all’ordine del giorno. Almeno per quanto mi riguarda, sapere di essere una parte di questo mondo di interconnessioni mi spinge alla collaborazione, e soprattutto mi dà il coraggio necessario per osare e mettermi in discussione. Ed è proprio per questo che trovo infinitamente interessanti tutte quelle possibilità che ogni giorno mi offre l’attuale rete, Internet: Google, Amazon, Yahoo! e tanto altro... Devo ammettere però che alcuni piccoli dubbi continuano a persistere. Leggevo qualche giorno fa un articolo su una rivista di informatica (non che me ne intenda, ma girava per casa e l’ho aperta per pura curiosità) che citava il "cloud computing", una specie di grande architettura che tutti noi abbiamo costruito. Esso si basa su tutti quei computer che, come nodi di una enorme rete, sono distribuiti per il mondo e lavorano come se fossero un unico potente calcolatore. E poi ho letto: "Cosa succederebbe se a causa di un guasto la parte della "nuvola" in cui risiedono i vostri dati e servizi smettesse di funzionare? Non è un’ipotesi teorica: l’interruzione temporanea del servizio Gmail, lo scorso febbraio, è solo uno dei tanti esempi". Tutto ciò potrebbe rappresentare un potenziale difetto di questa rete? Ci sono dei rischi dietro all’apparenza di questo geniale modello? Forse solo avendo il coraggio di prenderne parte potremo riuscire a scoprirlo...

24 marzo 2009

Lentamente muore...

Riflettere...oggi mi sono bloccata a riflettere...e quando inizio, lo so, non finisco più... Passano i secondi, i minuti, le ore...finché quel pensiero non si è dileguato, rimango fissa a riflettere. Perdo tempo, lo so, tempo prezioso che potrei impiegare in mille altri modi...ma a volte forse vale la pena rubare qualche attimo della propria vita per donarlo al cuore. E allora ho aperto uno dei mille libri di poesie che stanno lì...da un bel po’ di tempo abbandonati nella mia camera...una pagina a caso...anche se non credo in fondo sia venuta proprio a caso...Lentamente muore di Pablo Neruda...mi sono subito persa tra le parole, tra le righe, tra i versi...ma quanto sarà bello perdersi tra i versi? E frase dopo frase ho trovato spunti, indizi, consigli...può forse la lettura di una poesia condurti a ciò che cerchi? A me succede molto spesso...
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero sul bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso , quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. (Pablo Neruda / Martha Madeiros)

22 marzo 2009

A few words about del.icio.us!

Qualche giorno fa ho creato il mio account delicious (potete trovare i miei bookmarks sul sito http://delicious.com/DocGiuls!). Devo ammettere che inizialmente, quando ho letto il secondo assignment su http://iamarf.wordpress.com, non avevo ben capito quale dovesse essere la vera e propria funzione di questi bookmarks...o meglio, dato che il testo è chiarissimo, l’avevo capito solo in teoria. Però mi chiedevo ancora: ma perchè non bastano i preferiti di Internet Explorer? Poi procedendo passo passo e seguendo le indicazioni del sito ho iniziato a capirne la vera e propria utilità: condividere la conoscenza! I preferiti li puoi vedere te e solo te...con del.icio.us diventano pubblici! Trovare siti interessanti durante la navigazione, leggere qualsiasi cosa che ci faccia appassionare e ci lasci a bocca aperta, imbattersi in foto spettacolari...possiamo ora condividere tutto ciò che ci impressiona...è come aprire la nostra mente al resto del mondo! E ho scoperto poi che è proprio grazie a questo social bookmarking che nascono gli Internet Meme, cioè quelle notizie che si diffondono su internet, passando di tastiera in tastiera, più veloce della luce...(per me tutto ciò era un vero mistero!). E poi trovo sia veramente stupendo prendere parte attiva nella vita degli altri in modo così semplice e senza perdite di tempo, mirando a ciò che si desidera scoprire con un solo click mirato. Tutto questo grazie ai mitici tag, che di fatto sono come quelle etichette che poniamo su i cassetti della nostra mente per aprirli al momento opportuno. Possiamo scoprire un intero universo di utenti che condividono i nostri stessi percorsi di navigazione, visitare i siti proposti da loro ed eventualmente salvarli e "taggarli" a nostra volta. Tutto ciò ovviamente richiede un sacco di tempo libero da passare su internet. Ho notato però che c’è anche la possibilità di iscriversi a particolari tag. Tramite il link Subscriptions nel menu in testata si possono scegliere uno o più tag a proposito dei quali si vuole essere sempre aggiornati. Insomma alla fine ho trovato questo del.icio.us proprio "delizioso"! Giulia

18 marzo 2009

La scienza non è dogma...

Vi ricordate le interminabili ore passate sugli appunti della Farnararo a cercare di capire qualcosa, e accorgendosi che in realtà c’erano molte cose da non poter capire? Ecco, ho la prova che anche i suoi dogmi sono soggetti alla vanità della vita, ovvero proprio di ciò di cui si occupa di fatto la biologia. Fine giornata universitaria...completamente distrutta...per inerzia apro il giornale "Le Scienze" (che è la versione italiana di Scientific American), comprato ieri. Neanche a farlo apposta apro una pagina con un articolo intitolato "Il doppio senso del DNA, la fine di un dogma"...sottotitolo: "Scoperto un microorganismo in cui una sequenza codifica per due amminoacidi". E per un momento ho ringraziato questo "umile protozoo marino" che ha sovvertito tutte le false ragioni e ha dato ulteriore prova che nella scienza non esistono regole assolute. Negli Stati Uniti un team di biochimici ha scoperto che nell’mRNA di Euplotes crassus, la mitica sequenza UGA (conosciuta meglio dagli studenti di Medicina a Firenze come "la moglie di UGO") a volte codifica per l’amminoacido cisteina e a volte per un altro amminoacido, la selenocisteina. Crollano quindi tutte le certezze. Dovremo quindi presto cancellare dalla nostra mente il ritornello della tripletta che codifica per uno ed un solo amminoacido...ed imparare ad abituarci all’imprevedibilità della scienza. "Tutta la conoscenza prescentifica, sia essa animale o umana, è dogmatica; e con la scoperta del metodo non dogmatico, cioè del metodo critico, comincia la scienza" (Karl Popper)

17 marzo 2009

Il mostro Fritzl...

Che giornata di notizie sconvolgenti! Ho aperto "La Repubblica" stamattina mentre aspettavo alla stazione e vi giuro, mi sono bloccata davanti all’articolo sul Signor Fritzl: un uomo che per 24 anni ha tenuto segregata la figlia in una cantina della sua villetta, l’ha violentata migliaia di volte e ha avuto da lei 7 bambini, di cui uno da lui subito ucciso dopo la nascita...per un momento è stato puro shock...ho pensato: è una notizia dalla terra o da un Paese marziano che è stato appena scoperto? Completamente senza parole... Il primo istinto è stato quello di pensare a una fine molto dolorosa di questa specie di mostro...come penso avrà sognato miliardi di volte quella povera figlia indifesa e abbandonata dal mondo. Poi andando avanti nella lettura sono rimasta ulteriormente shoccata: 15 anni di galera! Solo 15 anni di galera? L’ho riletto per vedere se avevo visto bene...si proprio così...la pura semplice realtà...ho tirato un sospiro e ho pensato che in fondo chi siamo noi per giudicare? Ma io da donna non riesco a fare nient’altro che mettermi nei panni di quella ragazza...non proverei odio, anzi non sarei più in grado di provare alcun tipo di sentimento...vorrei solo che a quell’uomo venissero inflitti gli stessi dolori che per anni lei ha dovuto ingiustamente subire...di fronte a un fatto simile cosa cavolo c’è da processare? Leggete l'articolo su Repubblica.it!

16 marzo 2009

15 things to do before death...

Almeno una volta nella vita vorrei...

  1. Visitare tutti e sette i continenti, anche se andare in Antartide potrebbe essere difficile...
  2. Attraversare la jungla in groppa a un elefante...
  3. Visitare l'India viaggiando in treno...
  4. Fare il bagno nel fiume Gange per entrare nella vera spiritualità dell'India...
  5. Nuotare con uno squalo balena...
  6. Fare un'immersione subacquea nella Grande Barriera Corallina in Australia...
  7. Visitare le regioni interne dell'Africa prendendo un 'bush plane'...
  8. Attraversare a piedi un ghiacciaio...
  9. Scalare le pendici di un vulcano ancora attivo...
  10. Circumnavigare l’America del Sud con una barca a vela...
  11. Scalare almeno una delle Sette Cime (Kilimanjaro, Massiccio Vinson,Everest, Monte Kosciuszko, Monte Bianco, McKinley, Aconcagua!)...
  12. Unirsi ad una carovana nel deserto del Sahara...
  13. Lanciarsi con il paracadute su un paesaggio spettacolare...
  14. Attraversare in bicicletta la Pacific Coast Highway, da Seattle a Tijuana...
  15. Prendere parte alla più grande battaglia di pistole ad acqua del pianeta, durante il Songkran, il capodanno tailandese...
...a quel punto forse mi sentirò finalmente soddisfatta...

CREARE SLIDESHOWS

In seguito alla disperata richiesta della Giulia D. di inserire una slideshow nel suo blog, e dal momento che non ci intendiamo molto bene a parole, ho deciso di spiegare un po’ come sia possibile creare e caricare sul blog queste presentazioni animate. Foto che si capovolgono, ruotano su sè stesse, fanno giri caramboleschi...foto che appaiono e scompaiono, foto che vengono sommerse da bollicine o da cascate di fiorellini...ora potete fare onore ai vostri momenti magici immortalati in un click! Navigando sul web si possono trovare alcuni strumenti gratuiti per creare slideshow. Ce n’è davvero per ogni gusto, computer, sistema ed esigenza. Ne elenco per semplicità solo alcuni che vi possono essere utili.

Microsoft Photo Story 3: questo software gratuito di Microsoft permette in pochissimi click di creare slideshow con diversi effetti di transizione e svariati effetti speciali. E’ un programma da scaricare sul proprio pc: basta cliccare "Download Photo Story 3" e effettuare il download.

Google Picasa: si tratta dell’ottima combinazione software gratuito/servizio web di Google, che permette di visualizzare, conservare, organizzare, modificare e creare slideshow con qualsiasi immagine e/o fotografica. E’ necessario scaricare sul pc anche questo software. Organizzare e gestire le tue foto, modificarle eliminando graffi e imperfezioni, correggendo gli occhi rossi, ritagliando le immagini e molto altro ancora. Trasforma le foto in filmati, collage, slideshow etc... . Si possono caricare inoltre senza problemi le foto in Picasa Web Album per condividerle con amici, parenti e il mondo intero.

SmileBox Slideshows: Se preferite non installare alcun software sul vostro computer per creare slideshow, usate questo servizio web gratuito, che permette di creare complessi e articolati slideshows, contenenti anche musiche ed effetti speciali. E’ possibile poi pubblicare i risultati su servizi come MySpace o Facebook.

Slide è il miglior servizio web gratuito per creare slideshow. Basta una manciata di click ed è possibile ottenere risultati davvero sorprendenti, interattivi, con musica di sottofondo, stili unici ed effetti speciali a bizzeffe. Slide è sicuramente il servizio web più usato per questo tipo di operazioni. - Andate sul sito www.slide.com e registratevi

- Cliccate poi su "make a slide show" e otterrete questa schermata

- Per aggiungere le tue foto clicca su "Browse" e mentre aspettate che vengano caricate proseguite nella personalizzazione dello slideshow (per caricare più foto è necessario selezionarle premendo il tasto Ctrl).

-A destra della casella "Upload" c’è un’altra finestra "Customize your design" : si possono scegliere styles, music, themes per lo slideshow...e non dimenticatevi le misure adatte per la posizione che deve assumere nel vostro blog.

-Infine cliccate su save, quando l’upload è stato completato e attendete. - Copiate il codice html che vi appare in un box Questo codice deve essere incollato all’interno di un Costum o Sandbox HTML del vostro blog (ad esempio su blogger si deve incollare nel gadget "HTML e Java Script" per capirsi!). E ora godetevi il vostro slideshow!!!

15 marzo 2009

NESSUN LUOGO E' LONTANO...

Un po’ di tempo fa ho ricevuto in regalo un piccolo libretto viola intitolato "Nessun Luogo è Lontanto" di Richard Bach. Un libro diverso da tanti. Un libro di emozioni...non di parole. Un libro di significati...non di retorica. Dalle sue pagine sprizzano colori forti di immagini indefinite...sembrano i segni disegnati dagli spostamenti delle nuvole nel cielo, è una combinazione di segnali, sensazioni, messaggi... E’ lo scrittore che virtualmente parte dal cuore di un piccolo uccello per andare alla ricerca di una verità che sa già essere presente in lui. Ecco....vi consiglio di leggere il contenuto di questo apparentemente insignificante libretto...

Rae, cara! Grazie per avermi invitato per il tuo compleanno! La tua casa è distante mille miglia dalla mia, e io sono uno che si mette in viaggio solo quando ne vale la pena. Ebbene, ne val proprio la pena, se si tratta di prender parte alla tua festa. Non vedo l'ora di essere da te! Il mio viaggio è cominciato dentro il cuore di un piccolo uccello, un colibrì che conoscemmo insieme, io e te, tanto tempo fa. Lo trovai cordiale come sempre, anche stavolta. E tuttavia - quando gli dissi che la piccola Rae stava crescendo e che io stavo andando alla festa per il suo compleanno con un regalo lui rimase perplesso. Per un pezzo badammo a volare in silenzio, e alla fine lui mi disse: "Ci capisco ben poco, in quel che dici, ma men che mai capisco come mai tu ci vada, a questa festa". "Ma sicuro che vado, alla festa" dissi io. "Cos'è che ti riesce tanto difficile da capire?" Lui non rispose niente, lì per lì, ma quando arrivammo alla casa del gufo, mi disse: può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici? Se tu desideri essere da Rae, non ci sei forse già?". "La piccola Rae sta crescendo, e io vado alla festa per il suo compleanno con un regalo" dissi al gufo. Mi parve strano dire vado, è vero, dopo quanto mi aveva detto il colibrì, ma lo stesso mi espressi in quel modo, perché Gufo mi capisse. Lui pure restò zitto per un pezzo, seguitando a volare.Un silenzio tutt'altro che ostile.Ma quando mi ebbe condotto sano e salvo a casa dell'aquila, così mi parlò: "Ci capisco ben poco in quel che dici, ma men che mai capisco perché chiami piccola, la tua amica". "Ma sicuro che è piccola" dissi "dal momento che non è ancora grande. Cos'è che ti riesce tanto duro da capire?" Gufo allora mi guardò, coi suoi occhi profondi color ambra, mi sorrise e mi disse: "Pensaci su". "La piccola Rae sta crescendo, e io vado alla festa per il suo compleanno con un regalo" dissi all'aquila. Mi faceva un po' specie, veramente, dire vado e dire piccola, dopo quanto mi avevano detto Colibrì e Gufo, ma lo stesso mi espressi a quel modo, affinché Aquila potesse capirmi. Insieme volammo, al di sopra delle vette, a gara con i venti di montagna. Alla fine lei mi disse: "Ci capisco ben poco in quel che dici, ma men che mai capisco la parola compleanno". "Ma sicuro: compleanno" dissi io. "S'intende festeggiare il giorno in cui ebbe inizio la vita di Rae, e prima del quale lei non c'era. Cosa c'è di tanto difficile da capire, in questo?" Aquila allora incurvò le ali e dopo una picchiata rapidissima, atterrò con dolcezza, su una roccia, nel deserto. "Ci sarebbe stato un tempo anteriore alla nascita di Rae? Non pensi piuttosto che la vita di Rae sia cominciata prima ancora che il tempo esistesse?" "La piccola Rae sta crescendo, e io vado alla festa per il suo compleanno con un regalo" così dissi anche a Falco. Mi suonava un po' strano tuttavia dire vado, dire piccola e compleanno, dopo quanto avevo udito da Colibrì, da Gufo e Aquila, tuttavia così mi espressi perché Falco mi capisse. Sorvolammo veloci il deserto, e alla fine lui mi disse: "Sai capisco ben poco di ciò che mi dici, ma meno di tutto mi spiego quel tuo sta crescendo". "Ma sicuro che Rae sta crescendo" dissi io "Adesso è più vicina all'età adulta, e un anno più lontana dall'infanzia. Cosa c'è di tanto arduo da capire, quanto a questo? Falco alfine atterrò su una spiaggia solitaria. "Un anno più lontana dall'infanzia? Non mi sembra che questo sia crescere!" Si sollevò di nuovo in volo e, di lì a poco, scomparve. Il gabbiano, lo so, era molto saggio. Volando insieme a lui, riflettei bene prima di parlare e scelsi con cura le parole, dimodoché capisse che qualcosa pur avevo imparato. "Gabbiano" gli dissi alla fine "perché mi porti in volo da Rae, quando sai che in realtà io già sono con lei?" Di là dal mare, di là dai monti, finalmente il gabbiano calò e si posò sopra il tetto di casa tua. "Perché l'importante mi disse che tu sappia la verità. Finché non la sai - finché non la capisce veramente - puoi soltanto afferrarne qualche stralcio, o brandello, e non senza un aiuto dall'esterno: da macchine, uomini, uccelli. Ma ricordati" disse "che l'essere ignota non impedisce alla verità d'essere vera". Ciò detto disparve. E' venuto il momento di aprire il regalo. I regali di latta e lustrini si sciupano subito, e via. Io invece ho un regalo migliore, per te. E' un anello da mettere al dito. E brilla di una luce tutta sua. Nessuno può portartelo via; non può essere distrutto. Tu sei l'unica al mondo che riesca a vedere l'anello che io ti dono, come io ero l'unico in grado di vederlo quand'era mio. Questo anello ti dà un nuovo potere. Messo al dito, potrai levarti in volo con tutti gli uccelli dell'aria - vedere attraverso i loro occhi dorati - palpare il vento che sfiora le loro vellutate piume - e potrai quindi conoscere la gioia di sollevarti lassù, in alto, al di sopra del mondo e di tutte le sue pene. Potrai restarci quanto ti parrà, su nel cielo, al di là della notte, e oltre l'alba. E quando avrai voglia di tornar giù di nuovo, vedrai, tutte le tue domande avranno risposta e tutte le tue ansie si saranno dileguate. Al pari di ogni cosa che non può toccarsi con mano o vedersi con gli occhi, il tuo dono si fa più potente via via che lo usi. Da principio l'impiegherai solo quando sei fuori di casa, all'aperto, guardando l'uccello insieme al quale voli. Ma poi, più in là, se l'adoperi ben bene, funzionerà anche con quegli uccelli che non vedi; finché t'accorgerai che non ti occorre né l'anello né l'uccello per volare al di sopra delle nubi, nel sereno. E quando arriverà per te quel giorno, tu dovrai a tua volta donare il tuo dono a qualcuno che sai ne farà buon uso; costui potrà apprendere, allora, che le uniche cose che contano sono quelle fatte di verità e di gioia, e non di latta e lustrini. Rae questo è l'ultimo anniversario che festeggio con te in modo speciale. Dai nostri amici uccelli ho imparato quanto segue. Non posso venire da te, perché già ti sono accanto. Tu non sei piccola, perché già sei cresciuta: sei grande e giochi con il tempo e la vita - come tutti facciamo - per il gusto di vivere. Tu non hai compleanno, perché sei sempre vissuta; non sei mai nata, e mai morirai. Non sei figlia di coloro che tu chiami papà e mamma, bensì loro compagna d'avventure, in viaggio alla scoperta delle cose del mondo, per capirle. Ogni regalo che ti fa un amico è un augurio di felicità: così pure questo anello. Vola libera e felice, al di là dei compleanni, in un tempo senza fine, nel per sempre. Di tanto in tanto noi c'incontreremo - quando ci piacerà - nel bel mezzo dell'unica festa che non può mai finire.

Vi è mai capitato di dover fare i conti con la distanza per mantenere stretto un legame importante?.. La lontananza.. la distanza materiale che separa gli amici.. e percepire quello scoraggiamento che a volte riesce persino a trasformare la separazione fisica in solitudine.. Capita di rimanere seduti in camera, immobili, con gli occhi fissi ad un punto, con la voglia di essere altrove e l'impossibilità di andare... Cosa fare in questi momenti? Forse Bach ha ragione: la vera amicizia, come ogni altro sentimento, non è schiava del tempo e dello spazio. Un'amicizia è capace di far ricredere su tante cose.. su tanti pregiudizi, sulla sensibilità, sulla coscienza della necessità di condividere per aiutarsi a vicenda, sulla possibilità di ridere di qualsiasi banalità e il piacere di farlo.. e allora perchè non può essere anche capace di superare le distanze o addirittura annientarle??? In fondo c’è qualcos’altro oltre il mondo materiale, no?

14 marzo 2009

Disperatamente Giulia...

E’ quasi finita anche questa giornata di studio matto e disperatissimo, tanto per cambiare. Mi sa che alla fine mi guarderò allo specchio e mi vedrò deforme come il povero Leopardi...speriamo di no, perchè non lo potrei mai sopportare. A parte che già si vedono i segni del duro lavoro: tipo quell’enorme callo dello scrittore che ho sull’anulare, veramente antiestetico...Vabbè a parte questo...mi sento soprattutto un po’ sola. Mi faccio sempre un sacco di domande a cui non trovo mai una risposta, del tipo: non sarebbe meglio andare a fare una bella passeggiata al mare invece che stare a sviscerare l’arto superiore? Poi però finisco sempre per cadere nella trappola dei doveri e non mi lascio mai abbandonare ai piaceri...sarà mai possibile? E così finisco per farmi risucchiare dal vortice vorticoso di chi non trova più la strada del dedicarsi un po’ a sé stessi. Ma forse in fondo è veramente questo che voglio...se guardo al futuro vedo solo una realizzazione che soltanto io posso dare a me stessa. Credo fermamente che non sia possibile raggiungere una sorta di serenità interiore senza aver lottato per ottenerla. Siamo solo noi..."against the world". Certo l’aiuto di chi ci sta intorno è fondamentale, ma solo noi sappiamo veramente per cosa lottiamo e un giorno saremo pronti anche a riconoscere i nostri sbagli...e a quel punto saremo contenti comunque, perchè saremo stati noi stessi a farli, certi che non avremmo potuto fare altrimenti. Quando ero piccola non avrei mai pensato di fare il medico...la mia mamma mi diceva sempre che ero troppo sensibile o cavolate simili e io come al solito le davo ascolto. Addirittura volevo fare la giornalista, la poetessa e la scrittrice...quindi niente a che fare con la medicina. Mi ricordo di tutte le poesie che scrivevo...sugli odori del bosco, sulle onde del mare, sulle delusioni amorose...poi ho fatto tanti viaggi, ho visto tante realtà diverse dalla nostra e quando ho iniziato a mettere da parte il mio mondo e ad aprimi a quello degli altri, ho deciso di diventare medico. Più che come professione, l’ho considerato da subito uno stile di vita. Perchè io non faccio niente in cui non credo. Non vado in chiesa perchè se ci andassi vorrebbe dire che approverei tutto ciò che la riguarda...ed invece non è così. Il viaggio a Cuba ha dato una sorta di svolta alla mia vita. Sembrerà strano che un semplice viaggio possa cambiare profondamente una persona, eppure è stato così. Ho visto la serenità nei volti di quella gente...così distante dal nostro modo di pensare...così lontana...Non che approvi il comunismo o qualsiasi scemenza totalitaria simile. E del modo di vivere della gente che parlo, del loro non avere fretta, della loro calma, dei loro canti, dei loro sorrisi... E poi l’ospedale...un luogo dove ho passato abbastanza tempo per alcune vicende familiari...ha cambiato il mio modo di vedere il mondo. Certo, lì risiede la sofferenza...ma, se visto da un’altra prospettiva, anche la forza di rinascere dal nulla...ed è proprio quando si tocca il fondo che si apprezza di più ogni attimo della vita, ogni momento che il malato protegge come un tesoro. E’ questo che mi interessa fare....donare un sorriso a chi è triste...asciugare le lascrime di chi piange...qualcuno mi ha indicato che questo è il miglior modo per trovare la felicità... Giulia

13 marzo 2009

L’Altra parte di te...

"Proprio come i cristalli e le stelle, le cellule e le piante, anche le nostre anime si dividono. La nostra anima si scinde in due, e ciascuna di queste nuove entità si suddivide in altre due... E così, nel giro di alcune generazioni, ognuno di noi si ritrova ad abitare buona parte della Terra. ... Noi facciamo parte di ciò che gli Alchimisti chiamano Anima Mundi, l'Anima del Mondo. In realtà se l'Anima Mundi dovesse soltanto suddividersi, si indebolirebbe sempre di più, nonostante la diffusione e l'accrescimento. Ecco perché mentre ci si divide, contemporaneamente ci si ritrova. E questo incontro si chiama Amore. Allorché si scinde, l'Anima origina sempre una parte Maschile e una parte Femminile. ... In ogni Vita, abbiamo il misterioso obbligo di ritrovarci con almeno una di queste Altre Parti. L'Amore Sommo, quello che le ha separate, si rallegra per l'Amore che le unisce di nuovo.""E come posso sapere chi è l'Altra Parte di me?""Correndo dei rischi. Correndo il rischio del fallimento, delle delusioni, ma non cessando mai di cercare l'Amore. Chi persevererà nella ricerca, trionferà."Possiamo incontrare più di un'Altra Parte di noi in ogni vita?"'Sì,' pensò la donna, con una certa amarezza. 'E quando ciò accade, il cuore si ritrova diviso - e il risultato è dolore e sofferenza. Sì, è possibile incontrare tre o quattro Altre Parti, perché noi siamo tanti e molto sparpagliati.' "Esiste una sola Essenza della Creazione" disse infine la donna. "E si chiama Amore. L'Amore è la forza che ci permette di ricongiungerci, per condensare l'esperienza sparsa in molte vite e in molti luoghi del mondo. ... Ma, soprattutto, noi abbiamo l'obbligo di ricongiungerci, almeno una volta in ogni incarnazione con l'Altra Parte giacché, sicuramente, la incontreremo lungo il nostro cammino, magari solo per qualche istante. In qualsiasi caso, quegli attimi racchiuderanno un amore così intenso da giustificare il resto della nostra esistenza. Ovviamente è possibile che l'Altra Parte di noi prosegua per la sua strada: accade quando ci rifiutiamo di accettarla, o magari non ci accorgiamo della sua presenza. In tal caso avremo bisogno di una nuova incarnazione per rincontrarla e ricongiungerci con essa."
(Alcune pagine tratte dal libro "Brida" di Paulo Coelho)
"E come posso sapere chi è la mia altra parte? Correndo dei rischi, ma non cessando mai di cercare l’Amore...chi persevererà nella ricerca, trionferà...". "Quanto più capirai te stessa, tanto più comprenderai il mondo...e sarai più vicina all’Altra parte di te". "Mantieniti sempre sul ponte che unisce il visibile all’invisibile...".
(Tre frasi tratte da "Brida")
Un po’ di tempo fa ho letto l’ultimo libro pubblicato di Coelho, Brida....all’inizio non riuscivo ad andare avanti a leggere... mi avevano bloccato queste tre frasi...forse a prima vista semplici banalità, ma che in fondo sono riuscite a risvegliare in me quel desiderio che da tanto sembrava sopito...cercare l’Amore...che grande parola...la privazione della morte...forse nessun umano sarà mai in grado di provare il pieno di questo sentimento. Siamo troppo orgogliosi, suberbi, gelosi per farlo...i se e i ma ci soffocano, sembrano dominare le nostre vite superoccupate a raggiungere il massimo, quando forse non sappiamo che sono le cose più semplici a farci diventare dei giganti! Mi sto rendendo sempre più conto di aver girato tanto a vuoto....di aver perso in realtà il baricentro delle mie reali priorità. Razionalizzare i sentimenti. Tendo ogni giorno di più verso la ragione....e da tempo ho abbandonato il cuore. Ma leggere qualcosa sul mistero, il campo in cui Coehlo è un vero maestro, mi ha fatto riflettere. Non ci è data la facoltà di comprendere tutto....c’è un mondo altro, una sfera inaccessibile, che mai potremo penetrare con la nostra presuntuosa ragione. L’Amore sta lì...in quel cielo invisibile che solo le anime più sensibili possono raggiungere...anche se solo in parte riescono a cogliere quei barlumi di vita invisibili a molti, a volte li afferrano, a volte li lasciano scappare, non coscienti della loro enorme perdita. Vorrei poter raggiunger quel cielo un giorno, ma per farlo ci vuole coraggio. E il mio coraggio invece a volte vacilla....la timidezza mi opprime....la paura del sentimento mi acceca. Ma se forse mi sforzassi solo un po’, sono sicura che riuscirei anch’io a vedere quel brillante punto luminoso sopra la spalla sinistra di qualcuno...a notare uno sfavillio di occhi. Basterebbe solo aprire l’anima all’invisibile....e lasciarsi andare... Eh si, forse sono sempre stata lontana dalle stupide "romanticate" alla Federico Moccia, e se l’Amore consistesse veramente in questo allora potremo anche smettere di crederci. La parola Amore accoglie ben qualcosa di più grande, un universo di sentimenti che sconfinano in ogni campo, in ogni attimo della nostra vita. E’, come dice Coelho, qualcosa di più grande di noi, che noi non riusciremo mai a comprendere forse...come il mistero della morte. Proprio perchè magari fede e amore coincidono. Forse "Dio" o come altro si vuole chiamare quell’ente inspiegabile a cui sentiamo di appartenere, ci ha concesso proprio questo sentimento per mettere in comunicazione noi poveri mortali con la sua stessa essenza. E a dimostrazione di ciò mi viene da pensare alle mille sfaccettature che tale sentimento può assumere: alla domanda cos’è l’Amore sono sicura che ognuno di noi avrebbe una risposta diversa da dare. Amore per me è perdersi negli occhi lucidi di un bambino che soffre, è credere imperterriti in qualcuno che ti ha profondamente deluso, è cercare uno sguardo in una folla immensa...Amore è sacrificio, sofferenza, assenza ma anche pace e serenità... Forse non ci pensiamo mai, ma l’Amore è ciò che regola le nostre esistenze più di ogni altra cosa, e ci spinge sempre nelle scelte che facciamo, anche se in maniera a volte molto misteriosa, o addirittura senza essere capaci di accorgercene. Come potrebbe pretendere un politico di guidare una nazione senza essere capace di amare? Come potrebbe un medico curare i suoi pazienti senza provare amore nei loro confronti? Questo libro di Coehlo mi ha affascinato anche perchè mi ha colto alla sprovvista su un tema su cui non rifletto molto spesso...nelle prime pagine non sembra neanche affrontare questo argomento, che rimane celato dietro la vita misteriosa di una ragazza che si appresta ad entrare nel mondo della magia. Piano piano, con sottile perizia, scivola nel profondo della sua anima e fa emergere tutti i dubbi, le paure, le incertezze di una ragazza piena di coraggio... e proprio nei tratti sfumati di questa giovane donna mi sono fragilmente perduta... Giulia
"L'immenso cielo cerca le nuvole per creare immagini fantastiche nell'aria limpida. I campi desiderano la pioggia per bagnare i semi e dare i raccolti copiosi, la vita dell'uomo chiede l'amore per riempirsi di poesia e di dolcezza"
(Romano Battaglia)

11 marzo 2009

Piccoli gesti per salvare il pianeta...

Non vi capita spesso di vedere qualcuno che getta la carta nel contenitore della plastica o semplicemente di andare a casa di un vostro amico e sentirvi soffocare dal caldo??? E come minimo quando camminiamo abbiamo sempre qualcuno davanti a noi che sta fumando... Ecco questi sono tipici gesti da evitare se vogliamo mantenere in salute il nostro pianeta e soprattutto garantire a noi stessi una vita migliore. Bastano semplici e piccoli accorgimenti: questi, come gocce che vanno a riempire un oceano, prima o poi riusciranno a dare i loro frutti. Vorrei proporre a proposito un ricettacolo di 5 "tipps" di base che forse potranno aiutavi a rendere la vostra giornata un po’ più ecologica di quella attuale.
  1. Cosa fare: abbassare il riscaldamento di 1 °C. Molto spesso le nostre case sono surriscaldate. La temperatura ideale per il soggiorno è di 20° C e per le camere da letto di 18°C (sicuramente più salubre e "temprante"). Cosa hai fatto: hai contribuito ad attenuare il riscaldamento globale e a limitare l’inquinamento atmosferico.
  2. Cosa fare: spegnere le luci inutili. E’ utile abituarsi a spegnere sistematicamente le lampade nelle stanze, quando non necessarie, e privilegiare la luce solare. Molta elettricità consumata significa meno energia da produrre. Cosa hai fatto: hai immesso meno gas a effetto serra nell’atmosfera.
  3. Cosa fare: moderare la velocità in automobile. Il consumo di benzina è ridotto di oltre 1 Litro ogni 100 Km (7 euro per 500 Km) se si tiene una velocità di 120 Km/h invece che di 130 Km/h in autostrada. Cosa hai fatto: hai contribuito a far durare più a lungo le riserve di petrolio che la natura ha prodotto in 250 milioni di anni e che noi consumeremo in meno di un secolo.
  4. Cosa fare: usare i trasporti pubblici. Dovete tenere ben presente che un autobus libera la strada da 40 auto! Cosa hai fatto: hai contribuito a ridurre l’inquinamento atmosferico.
  5. Cosa fare: evitare gli sprechi di acqua. Un modo per fare questo consiste nel chiudere il rubinetto nei tre minuti nei quali ci si lava i denti. Si risparmia così ben 18 litri di acqua. Cosa hai fatto: hai risparmiato la quantità di acqua di cui dispone un keniota in una giornata!

Mi sembra utile elencare anche alcuni tipi di "attenzioni ecologiche" che non sono proprio così comuni come quelle precedenti.

  • Risparmiare l’acqua evacuata dalla cassetta esterna del W.C. : si può collocare un mattone o una bottiglia piena di sabbia, e così ridurre il volume di acqua consumata ad ogni utilizzo, risparmiando 4000 litri di acqua all’anno.
  • Non incidere la corteccia degli alberi: la corteccia è una difesa dell’albero contro le aggrassioni da parte di parassiti nocivi. Così gli alberi sono più esposti alle malattie. Usare le nuove tecnologie per comunicare: sfruttando internet si risparmia tempo, si riducono gli spostamenti e i relativi costi.
  • Non scongelare con il microonde: è meglio tirare fuori gli alimenti dal freezer in antivipo che appesentire la bolletta dell’elettricità con l’utilizzo del microonde.
  • Lasciare in ammollo con sapone da bucato i capi più sporchi: così dovete passarli in lavatrice solo per il risciacquo. Con una sola azione si può risparmiare acqua, energia e detersivo.
  • Ridurre i consumi di carne e sostituire la carne con i legumi: occorrono 1500 litri di acqua per produrre 1 Kg di cereali, mentre 15000 per ottenere 1 Kg di carne di manzo. Infine forse la cosa più importante: Riciclare, riciclare, riciclare!

Già questi sono piccoli passi verso un futuro migliore. Credo che tutti vorrebbero vivere 80 anni come la maggior parte dei nostri nonni...anche perchè la vita è già troppo breve per godersi solo una minima parte di ciò che ci offre il mondo, quindi perchè ridurla ancora? Per concludere vi invito a leggere il libro: "365 gesti per salvare il pianeta". Uno splendido libro con fotografie di Philippe Bourseiller; un regalo per... il pianeta. E’ un libro che si dedica alla bellezza della natura e alla volontà di difenderla, pagina per pagina, per 365 volte. Voltando pagina 365 volte, giorno per giorno, questo incontriamo: la bellezza della natura immortalata in un'immagine fotografica fantastica, splendida, evocativa, accompagnata da una breve e limpida riflessione su quello che ognuno può fare già da subito per contribuire a difendere la bellezza del mondo, la vita della natura, l'integrità degli equilibri. Questo libro è un vero e proprio dono all'ambiente.

Dalla prefazione di Marco Roveda: "Le immagini parlano il linguaggio della bellezza, bellezza che penetra in profondità, bellezza più potente di mille slogan per spingerci a ritrovare in noi il desiderio di proteggere la Terra, e di impegnarci per lei. Bellezza che parla all'anima, che ci ricorda chi siamo, che ci sprona ad agire non più sotto la minaccia dell'autodistruzione o il pungolo del complesso di colpa. Onorando il nostro impegno nei confronti di tutto il pianeta onoriamo la nostra stessa umanità…Ci aspetta un lungo percorso ed entusiasmante percorso per riorganizzare tutta la nostra società verso valori di ecosostenibilità, di ecosolidarietà e di consapevolezza, un compito che coinvolge tutti e ci innalza tutti unendoci a un livello più alto di identità: la cittadinanza terrestre. Grazie a questo libro possiamo cominciare. Oggi stesso."

Guardate questo video!

09 marzo 2009

La fine può sempre trasformarsi in un nuovo inizio...

Ebbi l’idea di creare un blog tutto mio circa tre anni fa. Credevo che questo potesse riuscire a sostituire una volta per tutte le infinite pagine scritte a mano dei miei diari, che ormai erano diventate un qualcosa di ripetitivo e forse troppo scontato. Convertirmi di botto al digitale però non fu un’idea così geniale...ero troppo abituata al concetto di segreto, di intimo, che non riuscivo a volte ad accettare tutti quei commenti, sia piacevoli che non, che la gente lasciava abitualmente. Non ero forse ancora pronta per accettare i giudizi altrui, o semplicemente non riuscivo a capire che tale giudizio era semplicemente una prospettiva diversa, un gusto diverso...insomma qualcosa di lontano dagli schemi preformati della mia mente. Dopo quella prima lezione di "informatica-divertente" – dire solo informatica sarebbe troppo scolastico – del 3 marzo alla Facoltà di Medicina, ho inziato a farmi domande, a riflettere sulle varie proposte operative presentate dal prof. . All’inizio non riuscivo a decidere (anche se in realtà l’opzione "zoccolo duro" non mi ha mai ispirato), non volevo che l’esperienza blog mi portasse di nuovo al rifiuto della tecnologia telematica...ma poi sono arrivata alla conclusione che: "a life without risk is not worth living", una frase che frulla spesso nella mia mente ed è stata sempre capace, per ora, di guidarmi lungo le strade migliori...E poi devo ammettere che il mondo dei blogger, dei freedom writers mi ha sempre affascinato e quindi voglio tuffarmici a capofitto senza pensare alle conseguenze...forse questo mi aiuterà... Vorrei dire due parole sulla creazione di questo blog. Ero un po’ disperata all’inzio perchè "smanettare al pc", come fanno molti miei amici, non è proprio il mio forte. Però grazie all’aiuto di alcuni amici che mi hanno dato qualche dritta, sono riuscita a creare una pagina abbastanza carina (anche se un po’ chiccosa...come sono in fondo un po’ io stessa). Perché, direte, il banale splash di una fragola che si tuffa nella panna montata??? E’ solo un piccolo gesto delizioso della nostra quotidianità (ovviamente per quelli a cui piacciono le fragole :-D!) ...ma non è fatta la nostra vita di tanti effimeri momenti di piacere? Ci riteniamo noi uomini menti complicate, ma in fondo siamo semplici nella nostra essenzialità...che ne pensate? E poi la poesia che mi ha accompagnato per tutta l’adolescenza...come poteva non essere presente? Hope is the thing with feathers...Speranza....Speranza...non è forse tutto ciò che ci guida ogni giorno della nostra fugace vita? E non è necessario cercarla per mari e monti... è semplicemente accolta dalla nostra anima, che la custodisce per sempre senza che noi che ne accorgiamo...sembra avere la duttile consistenza di una leggera piuma...sembra sparire per poi ritornare imminente...sembra essere la fragile sovrana delle nostre vite. Ecco una mia traduzione della poesia che ho voluto mettere in originale come intestazione: "Speranza" è cosa alata Che risiede nell’anima, E canta un motivo senza le parole, E non si ferma mai... E si ode più che dolce nella brezza; E tormentata deve essere quella bufera Capace di intimorire Lei Che rincuorò la gente. Io l’ho sentita nella terra più gelida, Nei mari più lontani; Neanche in condizioni estreme Chiese una briciola di Me.

Infine una frase di T. Williams accompagna il mio nome...e sicuramente completa me stessa. E’ il rapporto con gli altri che ci mantiene vivi. Non siamo niente nella nostra egoistica solitudine. Le connessioni, i rapporti interpersonali, la comunicazione, il lavoro di squadra...è questo che fa di noi dei veri e propri Uomini... Alla Prossima... Giulia