La mia foto
"Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi: un pozzo che fissa il cielo"

30 aprile 2009

Copyright: tra pubblico e autore.

Oggi le tecnologie digitali ci pongono di nuovo di fronte a un problema che affonda le sue radici in tempi lontani. All’epoca dell’avvento della stampa a caratteri mobili era impossibile per un comune lettore fare una copia di un libro, la quale richiedeva un torchio topografico non alla portata di tutti. Il pubblico quindi fu in qualche modo costretto a stipulare un compromesso vantaggioso con gli editori, cedendo loro la libertà di produrre libri. Il diritto di autore non era quindi un problema allora, in quanto la gente non era in grado di usufruire del libro senza appoggiarsi all’editore. L’epoca della stampa però sta volgendo al tramonto. La maggior parte della gente oggi è in grado di fotocopiare, registrare film su dvd o cassette, registrare canzoni e le tecnologie digitali permettono lo “share” con una semplicità che ha raggiunto l’inimmaginabile. E come si può ora rinunciare a una possibilità così grande come quella di copiare intelligentemente? Da semplice attività ripetitiva e passiva il copiare si è trasformato in qualcosa di più: tutti possono accedere con facilità al contenuto di ciò che più interessa senza passare tramite intermediari e cosa ci può essere di tanto sbagliato in questo? Il copyright non è più un buon affare nell’era di Internet e credo che ciò sia evidente agli occhi di tutti. Sarebbe necessario trovare un’idea diversa dal copyright, un’idea che faccia partecipe il pubblico e lo renda il primo protagonista dei suoi desideri. Perchè di fatto una ristretta visione di monopolio intellettuale potrebbe limitare il sorgere di nuovi talenti. Come è vero che si impara a scrivere leggendo, così un mondo dove circolano liberamente le idee ad una velocità alquanto impressionante sarebbe in grado di farne proliferare altrettante e anche di migliori. E allora perché privarci di questa grande possibilità solo per rimanere attaccati alla vecchia convinzione che il valore di un’idea originale stia nella sua elitaria diffusione? Meglio staccarci da queste convinzioni perchè oggi ormai tutto è condiviso, la creatività di ognuno non dà frutti se rimane chiusa nella sua propria nicchia. Questo brano che fa parte di un articolo del 1996 di Richard Stallman spiega perfettamente come quello del diritto di autore sia un problema che si contorce su sé stesso, come sia il pubblico il protagonista delle opere e assolutamente non il contrario. “In un sistema di libero mercato nessuna azienda ha il diritto di gridare "al ladro!" solo perché un potenziale cliente sceglie di non trattare con lei. L'affermazione è una petizione di principio perché l'idea di "perdita" si basa sull'assunzione che l'editore "avrebbe dovuto" essere pagato. Il che si basa sull'assunzione che il diritto d'autore esista e proibisca copie individuali. Ma questa è proprio la questione in discussione: che cosa includere nel diritto d'autore? Se il pubblico decide di poter condividere copie, allora l'editore non ha il diritto di aspettarsi di essere pagato per ogni copia, e così non può affermare che ci sia una "perdita", quando non ce n'è alcuna. In altre parole, la "perdita" è una conseguenza del sistema del diritto d'autore (copyright), non è parte costitutiva del copiare. Il copiare in sé non danneggia nessuno.”

26 aprile 2009

Una nanoparticella contro il cancro...

Un’articolo di “Le Scienze” di questo mese mette in luce le nuove strabilianti scoperte nel campo delle nanotecnologie in medicina. Nuove terapie racchiuse in una piccolissima particella di un miliardesimo di metro, fatta in modo da non risultare estranea alla complessa rete di interazioni molecolari, vanno a colpire selettivamente il tumore riducendo al minimo le interazioni con i tessuti sani. L’indiscutibile regina di queste nuove nanoparticelle (che sono ancora in via di sperimentazione) è la CALAA-01. Questa struttura di 70 nm di diametro è stata costruita con materiali biocompatibili: un polimero a struttura globulare cava di ciclodestrine (CDP) con tante “specie di spine” di polietilenglicole (PEG) unito a transferrine. All’interno del cuore cavo sono posti gli agenti terapeutici anticancro (fino a 2000 molecole di siRNA). Le normali paricelle che entrano nel sangue non fuoriescono facilmente dalle pareti dei vasi sanguigni. Tuttavia quei vasi che irrorano i tessuti tumorali sono caratterizzati da un’anomala permeabilità che permette alle particelle di CALAA-01 di infiltrarsi nel tessuto maligno, tramite endocitosi mediata dai recettori della transferrina. La CALAA-01 possiede anche un sensore chimico, che riconoscendo il basso valore di pH presente all’interno della vescicola di endocitosi, ne dirige lo smontaggio e il rilascio del si-RNA. A questo punto si esplica il vero valore di questo agente terapeutico a RNA: esso legandosi al gene gli impedisce di essere tradotto in una proteina necessaria al tessuto canceroso per la sopravvivenza. Ecco un articolo di Davis M.E. del California Institute of Technology (da Pubmed) che riguarda tale scoperta:
The First Targeted Delivery of siRNA in Humans via a Self-Assembling, Cyclodextrin Polymer-Based Nanoparticle: From Concept to Clinic. Experimental therapeutics developed to exploit RNA interference (RNAi) are now in clinical studies. Here, the translation from concept to clinic for the first experimental therapeutic to provide targeted delivery of synthetic, small interfering RNA (siRNA) in humans is described. This targeted, nanoparticle formulation of siRNA, denoted as CALAA-01, consists of a cyclodextrin-containing polymer (CDP), a polythethylene glycol (PEG) steric stabilization agent, and human transferrin (Tf) as a targeting ligand for binding to transferrin receptors (TfR) that are typically upregulated on cancer cells. The four component formulation is self-assembled into nanoparticles in the pharmacy and administered intravenously (iv) to patients. The designed features of this experimental therapeutic are described, and their functions illustrated.

21 aprile 2009

Quanto pesa il tuo cervello???

Vagando un po’ su Medal.org ho trovato un’equazione interessante, scoperta da Dekaban (del National Institutes of Neurological and Communicative Disorders and Stroke) la quale riesce a fornirci una stima del peso del nostro cervello in base a età e sesso... Ogni fascia di età corrisponde ad un gruppo: (Notare che tra il gruppo 1 e 2 c’è un intervallo di età) Per esempio se voglio calcolare il peso del mio cervello devo: trovare il mio “age group” = 12 gender: female quindi, osservando l’ultima tabella: “6 to 12, female”  (0.03 * 12) + 0.999 = 1.35 Kg = peso del mio cervello = non male direi!!!!!

16 aprile 2009

PAZZESCO! UN ABETE NEI POLMONI!

Eh...quante strane sorprese ci riserverà la professione di medico??? Proprio stamani ho letto una notizia sconcertante....Alcuni medici hanno operato un uomo russo, Sidorkin, di 28 anni, convinti che il giovane avesse un tumore maligno e poi durante l’intervento... una scoperta veramente inaspettata: al posto della neoplasia hanno trovato un abete rosso alto 5 cm!!! Un grande sollievo per il giovane....e tanto stupore in coloro che lo hanno operato. Come sarà stata possibile la crescita del piccolo albero in assenza di luce all’interno dei polmoni? Un vero mistero...sono proprio curiosa di leggere altre news su questo caso da “telefilm”....e non nego che mi sarebbe piaciuto molto essere al posto del chirurgo che ha salvato la vita a quest’uomo....che stava per morire per colpa di un abete! Leggete la notizia su questo sito! Giuly

Esplorando Pubmed...

In questi giorni “post-esame di anatomia” mi sono un po’ dedicata a capire come funziona Pubmed, un sito tanto nominato dagli studenti di medicina, che a prima vista può sembrare veramente incomprensibile e destinato solo ai professionisti. Ecco ho scoperto che finalmente posso riuscire ad ottenere qualche seria e attuale informazione su tutte quelle strane malattie a cui si trova davanti il mitico Doctor House! Stamani alla lezione di genetica il prof ha accennato al morbo di Huntington...e mi sembrava di aver sentito nominare questa malattia...e cercando nella memoria mi è subito venuta in mente Remy Hadley (Tredici), la dottoressa dello staff di House che è affetta da questa malattia, ereditata dalla madre. Non avevo capito perfettamente dal telefilm di cosa si trattasse e per pura curiosità sono andata a ricercare qualche notizia su Pubmed. Ho scoperto che il morbo di Huntington è una malattia autosomica dominante neurodegenerativa, che si manifesta solitamente in età adulta. Essa si presenta con disturbi nel movimento (e per questo viene chiamata anche “Huntingtong’s chorea” che significa “danza di Hungtington"), disturbi cognitivi e del comportamento. Ecco cosa ho trovato su Pubmed a proposito di tale malattia: “Individuals at risk can have a gene test before the onset of symptoms, and prenatal diagnosis is available. Preimplantation genetic diagnosis (PGD) for Huntington's disease is now available for couples in whom one partner has the gene for Huntington's disease.” “Huntington's disease (HD) is caused by an expanded CAG repeat on the gene encoding for the protein huntingtin” Il gene responsabile si trova sul cromosoma 4. Esso contiene le informazioni per la produzione di una proteina chiamata huntingtina (htt) la cui funzione è ancora ignota, anche se è dimostrato che si tratta di una proteina indispensabile per la vita ed espressa in tutte le cellule. Le persone affette dal morbo possiedono delle alterazioni nel gene dell’htt, e per questo le loro cellule producono una forma anomala di questa proteina, che attraverso un meccanismo di guadagno di funzioni tossiche (gain-of-function) induce la morte dei neuroni in molte aree cerebrali. Per la cura di tale malattia esistono solo farmaci sintomatici che non possono modificare l'evoluzione della malattia, come la tetrabenazina: “Drugs used to treat Huntington's disease act on the symptoms but do not slow the disease process itself...Recent experimental works have identified potential new therapeutic targets. In particular, they emphasize the role of altered histone modifications in transcriptional dysregulation, the synergistic action of glutamatergic and dopaminergic pathways in inducing excitotoxicity, the neuroprotective effect of brain-derived neurotrophic factor expression and transport restoration, and the possibility of reducing the expression of the mutant protein huntingtin and its deleterious effects by using short interfering mRNAs. Successful neuroprotective therapy for Huntington's disease patients is likely to involve a combined approach targeting both cellular and molecular mediators that account for the toxicity of mutated huntingtin.”(da“Pathophysiology of Huntington's disease: from huntingtin functions to potential treatments” by Roze E, Saudou F, Caboche J).

15 aprile 2009

Un pensiero sulla scuola...

Qualche giorno fa mi è capitato di visitare una mostra fotografica itinerante in una scuola di Prato, dedicata a ripercorrere alcune tappe significative dell’operato di Don Lorenzo Milani, priore di Barbiana. Una mostra un po’ particolare...tante vecchie foto in bianco e nero appese alle pareti, bambini immersi nello scenario di una rustica chiesa campagnola: alcuni leggono concentrati, altri scrivono e disegnano, altri ancora sono raccolti intorno al maestro e lo guardano curiosi, con occhi pieni di perché. Sotto le foto, alcune frasi scritte a caratteri diversi poste in ordine sparso, come cumuli di pensieri. Sinceramente sapevo pochissimo riguardo a Don Milani prima d’ora, ma devo dire che queste poche frasi e foto sono bastate a rendermi una chiara immagine del calibro di quest’uomo che dedicò tutta quanta la sua vita all’”essere maestro”. Sono rimasta profondamente colpita da una frase in particolare: “La scuola deve tendere tutto nell’attesa di quel giorno glorioso in cui lo scolaro migliore le dice: "Povera vecchia, non ti intendi più di nulla"; e la scuola risponde con la rinuncia a conoscere i segreti del suo figliolo, felice solo che il suo figliolo sia vivo e ribelle.” (Da “Lettere di Don Milani priore di Barbiana”) Don Milani ci propone l’immagine di una scuola che invece di riempire passivamente le menti degli studenti, cerca di fornire loro gli strumenti adatti per affrontare il futuro. La scuola non è una banca impegnata a gestire i propri “numeri”! La scuola deve occuparsi di fornire agli studenti tutto ciò di cui hanno bisogno per riuscire ad agire e a porsi di fronte ai problemi in maniera autonoma. L’insegnante dovrebbe sentirsi realizzato quando uno studente alza la mano e con rispetto, ma anche con carica, ha il coraggio di criticare il pensiero del suo maestro, perché è proprio allora che è avvenuto il confronto e quindi la crescita. Lo studente che supera il maestro non è solo retorica...è la voce del progresso. E allora riflettiamo...la nostra è una scuola che educa veramente? O è piuttosto una macchina che emette false carte? Una scuola coltiva i suoi studenti, li riconosce per la loro motivazione e per la loro passione e non per i loro voti. Forse è proprio perché ci sentiamo solo dei numeri che non riusciamo ad amare fino in fondo la scuola fin da piccoli...forse perché non riusciamo a trovare in essa tutti gli strumenti che ci servirebbero per affrontare la vita vera.

06 aprile 2009

"In questo oscuro Granel di sabbia" ...

Di fronte alla tragedia accaduta stanotte nei pressi dell’Aquila ho percepito tutta quanta la mia piccolezza. Stamattina ascoltavo la radio in macchina e questa notizia mi ha decisamente destabilizzato. La violenza del terremoto ha colpito inesorabile case, monumenti, ospedali, indiscriminatamente e quasi senza criterio. Ma cosa ha fatto tutta quella gente per meritarsi tutto questo? Questa è una domanda che mi sorge sempre e a cui da tempo non riesco a trovare una risposta... In un momento vedi scomparire tutta la tua vita, la tua casa e magari i membri della tua famiglia, puff...come in un brutto incubo perdi tutto ciò per cui hai faticato una vita intera. Ecco questi sono i momenti in cui mi sento completamente vuota e sola, e per questo cerco di non fermarmi a riflettere e di andare avanti. Vedere comunque tutto l’amore e tutto il supporto che alcune persone riescono a dare agli altri in questi momenti difficili mi fa sentire sollevata. Allora esiste veramente quella "social catena" che Leopardi citava ne "La Ginestra". Secondo me la Fede, la Religione, l’Amore stanno proprio in quelle mani che nude scavano la terra sotto le macerie per non perdere la speranza. Tali catastrofi naturali mettono sì in risalto il nostro lato più fragile ma ci permettono anche di sentire viva la forza del sentimento, dell’unione, del fatto che ci deve essere qualcosa di altro oltre a ciò che riusciamo a percipire con i sensi. Perché queste cose accadono senza di fatto un perché? C’è qualcosa di più grande che ci gravita intorno, ma cosa? Vi è mai capitato di trovarvi nel deserto o in un posto sperduto distesi a guardare il cielo stellato? Ecco non ho mai provato una senzazione di maggiore potenza...perdersi nel nulla e capire che siamo noi stessi un nulla di fronte all’Universo, più piccoli delle gocce del mare, più piccoli dei granelli di sabbia. Quello che abbiamo dentro deve per forza appartenere a qualcosa di più grande...lo deve per forza...e probabilmente un giorno troveremo le risposte a tutte queste domande, forse quando ci ricongiungeremo con quel tutto, e percepiremo così la nostra vera missione. Per ora non posso fare altro che stare vicino col cuore a tutti coloro che questa notte hanno visto le loro vite precipitare nel nulla...

"In purissimo azzurro

Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle,

Cui di lontan fa specchio

Il mare, e tutto di scintille in giro

Per lo vòto seren brillare il mondo.

E poi che gli occhi a quelle luci appunto,

Ch'a lor sembrano un punto,

E sono immense, in guisa

Che un punto a petto a lor son terra e mare

Veracemente; a cui

L'uomo non pur, ma questo

Globo ove l'uomo è nulla,

Sconosciuto è del tutto; e quando miro

Quegli ancor più senz'alcun fin remoti

Nodi quasi di stelle,

Ch'a noi paion qual nebbia, a cui non l'uomo

E non la terra sol, ma tutte in uno,

Del numero infinite e della mole,

Con l'aureo sole insiem, le nostre stelle

O sono ignote, o così paion come

Essi alla terra, un punto

Di luce nebulosa; "

Da Giacomo Leopardi "La Ginestra"