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"...Io e lei abbiamo un gioco segreto - ci scriviamo di nascosto da noi stessi. Parallelamente a quello che diciamo o viviamo insieme, ci scriviamo come se fossimo noi due, ma una seconda volta. Di quel che scriviamo in quelle lettere - bigliettini - non parliamo mai. E' lì che ci diciamo, tuttavia, le cose vere. Tecnicamente usiamo un sistema di cui andiamo fieri - l'ho inventato io. Ci lasciamo bigliettini pizzicati in una finestra della scuola, una finestra dove nessuno va. Li pizzichiamo tra il vetro e l'alluminio. La probabilità che qualcun altro li legga è abbastanza bassa, quel tanto che serve a dare un tocco di tensione alla faccenda. Li scriviamo in stampatello, comunque, potrebbero essere di chiunque...
...Ma cosa dici?
Non lo so. Scusa.
Lo diceva ma non lo sapeva neanche lei, era poco più che un'intuizione, un bagliore. E' che procediamo per lampi, il resto è oscurità. Una tersa oscurità piena di luce, buia...
...Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla tavola di ogni cosa e persona incontrata sul cammino? Cuori piccoli - li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo camminiamo come discepoli ad Emmaus, ciechi, al fianco di amici e amori che non riconosciamo - fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso. Per questo conosciamo l'avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando sempre il loro cuore. Siamo aurora ma epilogo - perenne scoperta tardiva. Ci sarà forse un gesto che ci farà capire. Ma per adesso, noi viviamo, tutti. L'ho spiegato alla mia fidanzata. Voglio che tu sappia che Andre muore e noi viviamo, tutto qui, non c'è altro da capire, per adesso...
...Poi il Santo scoprì quella storia dell'ospedale dei poveri, e disse che era bella. In effetti ci piace poi uscire all'aria aperta, con ancora l'odore di piscio nelle narici, e camminare a fronte alta. Sotto le coperte, i vecchi ammalati hanno membri stanchi, e tutti i peli intorno bianchi, come i capelli, bianchi. Sono poverissimi, non hanno parenti che gli portano il giornale, aprono bocche marce, si lamentano in modo nauseabondo. C'è da vincere un bel po' di schifo , per la sporcizia, gli odori, i dettagli - tuttavia siamo capaci di farlo, e ne abbiamo in cambio qualcosa che non sapremmo dire - come una certezza, la consistenza pietrosa di una certezza. Così usciamo nel buio più fermi, e apparentemente più veri. E' lo stesso buio che ogni sera ingoia Andre e le sue perdute avventure, seppure ad altre latitudini del vivere, artiche, estreme. Per quanto assurdo sia, c'è un'unica tenebra, per tutti...
...Solo Dio ci basta, le cose mai. Ma non è sempre vero, non è vero per sempre. Basta alle volte l'eleganza di un gesto altrui, o la gratuita bellezza di una parola laica. Lo scintillio di vita, raccolto in destini sbagliati. La nobiltà del male a tratti. Filtra allora una luce che non avremmo sospettato. Si spezza la certezza di pietra e tutto crolla....Mi hanno detto - ci sono un sacco di cose vere, intorno, e noi non le vediamo, ma loro ci sono, e hanno un senso, senza nessun bisogno di Dio.
Fammi un esempio.
Tu, io, come siamo veramente, non come facciamo finta di essere.
Voleva dire che nell'assenza di senso il mondo tuttavia accade, e in quell'acrobazia di esistere senza coordinate c'è una bellezza, perfino una nobiltà, talvolta, che noi non sappiamo - come la possibilità di un eroismo a cui non abbiamo mai pensato, l'eroismo di una qualche verità. Se riconosci questo, coi tuoi occhi, nel fissare il mondo, anche una sola volta, allora sei perduto - c'è ormai un'altra battaglia, per te. Cresciuti nella certezza di essere degli eroi, in altre leggende diventiamo memorabili. Sfuma Dio, come un epilogo infantile."
(da "Emmaus" di Alessandro Baricco)
Ho letto da poco questo libro. E l'ho amato come pochi altri.
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